Il Cammino di Santiago: lungo la via francese da Leon a Santiago di Compostela

Ho conosciuto Daniele (qui il suo IG) qualche anno fa, durante un corso di spagnolo. E quello che ci ha accomunato da subito è stato la passione per i viaggi. Quella curiosità irrefrenabile che ti porta a fare la valigia ogni volta che puoi.

Capitava, così, che mi arrivasse un foto scattata una fredda giornata di febbraio a Praga o attimi del suo on the road tra Croazia e Montenegro. Eppure i suoi occhi si illuminavano di una luce particolare ogni volta che ricordava il Cammino di Santiago, il pellegrinaggio più famoso del mondo. Un’esperienza di viaggio e di vita che l’aveva profondamente cambiato.

Complice questi giorni di stop forzato, queste giornate che sembrano scorrere uguali le une alle altre, Daniele ha iniziato a raccontarmi meglio l’esperienza dei suoi cammini, di cui conoscevo davvero poco.

Nell’immaginario comune il Cammino di Santiago viene identificato con l’itinerario che va da Saint Jean Pied de Port, nel cuore dei Pirenei, a Santiago de Compostela. In realtà questo cammino è solo uno dei possibili, quello conosciuto con il nome di Cammino Francese. Il Cammino di Santiago, in realtà, è una serie di itinerari che partendo da località diverse della Spagna, del Portogallo e della Francia, hanno tutte come destinazione Santiago di Compostela, dove si potrà ottenere la compostela, un certificato che viene rilasciato a tutti i pellegrini, a patto di aver effettuato almeno 100 Km a piedi o a cavallo (o 200 Km se percorsi in bicicletta).

E’ così che scopro che ogni pellegrino ha il suo cammino. Daniele nel corso degli anni ha percorso tre diversi cammini: i circa 300 chilometri del Cammino Francese, che separano Leon da Santiago, ma anche il Cammino Portoghese (Oporto-Santiago) e quello Inglese (Ferrol- Santiago).

Leon è la terza città di partenza, per eccellenza, dei pellegrini che mossi dalle più diverse motivazioni scelgono di dirigersi a Santiago: c’è chi lo fa per motivi religiosi, chi come sfida con se stesso o come momento di riflessione lontano dallo stress quotidiano e chi semplicemente è alla ricerca di una vacanza alternativa a contatto con la natura.

Tuttavia ciò che più conta non è il motivo che spinge un pellegrino alla partenza, ma ciò che effettivamente troverà durante il Cammino, la cui essenza è proprio tutto il percorso e non solo la destinazione.

Il Cammino di Santiago non è solo seguire quella freccia gialla simbolo che segna ad ogni pellegrino di trovarsi sul sentiero giusto, ma significa compiere anche un vero e proprio viaggio interiore, un viaggio caratterizzato anche da fatica, sacrifici, momenti di sconforto, ma che ti arricchirà come persona e come uomo.

E quindi, Ultreia y Suseia! (letteralmente “sempre più avanti e sempre più in alto” il motto d’incoraggiamento dei pellegrini).

Non penso sia necessario aggiungere altro, le parole e le immagini del primo racconto di Daniele: quello del Cammino Francese parleranno per me.

Erano parecchi anni che pensavo di intraprendere il Cammino, ma non ne avevo mai preso il coraggio. Ogni volta che affiorava alla mente l’idea mi convincevo che non era il momento giusto, mi ripetevo che sarebbe stato un viaggio verso l’ignoto durante il quale non sapevo a cosa sarei andato incontro: il mio primo viaggio in solitaria, lontano dalla mia vita, dalle mie abitudini.

E poi quando meno te lo aspetti, la vita si diverte a mescolare le carte, ti ritrovi a vivere una vita diversa da quella che ti eri immaginato e capisci che quel momento tanto rimandato è arrivato.

La vigilia di Natale del 2015 prenoto i voli: Bologna-Madrid e ritorno Santiago-Valencia-Treviso, primo vero passo! Credo che il mio cammino sia iniziato proprio in quel preciso istante !

I giorni ed i mesi successivi li trascorro ad organizzare il viaggio. Alterno i preparativi ai mille dubbi che mi assalgono: le dimensioni dello zaino, il tipo di scarpe (senza ombra di dubbio l’aspetto più importante che avrebbe potuto compromettere l’intero viaggio e perciò il più difficile da scegliere), le protezioni anti-pioggia, lo studio delle diverse tappe del cammino (non nego che una delle domanda che mi assaliva più spesso in quei mesi fosse “mi perderò?”), dove dormire, l’acquisto dei biglietti dell’autobus della compagnia ALSA che da Madrid mi avrebbe condotto a Leon.

Col senno di poi, posso affermare che la scelta di percorrere la distanza Madrid – Leon in autobus sia stata la scelta migliore: nonostante il lungo viaggio di ben 4 ore è stato estremamente confortevole.

Accanto ai preparativi organizzativi, inizia anche la mia preparazione fisica: alterno allenamenti di corsa a camminate nei fine settimane, durante le quali cerco di coinvolgere anche gli amici, tutti ignari che da lì a breve sarei partito; difatti per mesi non ne parlai con nessuno di questa mia scelta, né amici né famiglia, temevo critiche e scoraggiamenti, ciò di cui nei momenti della preparazione volevo assolutamente evitare. Due o tre giorni prima della mia partenza, tra lo stupore di tutti, avvisai, comunque, solo la mia famiglia e alcuni degli amici più stretti che quando capirono il motivo di tutte quelle domeniche trascorse a camminare non persero l’occasione per “maledirmi” scherzosamente.

Dopo mesi di preparativi il grande giorno era arrivato: decisi di partire da casa a piedi, zaino in spalla, volevo conquistarmi ogni metro di questo viaggio che mi avrebbe condotto a Santiago, da solo senza contare sull’aiuto di nessuno.

Cammino di Santiago - partenza

Di fatti per tutta la durata del cammino avrei potuto contare solo su me stesso, sarei stato da solo, lontano da tutto e tutti e, per scelta volontaria, sarei stato scollegato anche da tutti i miei account social.

Arrivato a Madrid, come da programma, non partii subito per Leon, avevo deciso, infatti, di trascorrere un paio di giorni per acclimatarmi, per abituarmi a quella nuova esperienza che da lì a poco avrei intrapreso.

La prima notte dormii in ostello in una camera da 4 persone e la seconda in una camera da 6 letti, non sapendo che la terza notte, in cammino, mi sarei ritrovato a dormire in una camerata da ben 32 posti letto!! In realtà solo durante il cammino, vivendolo sulla mia pelle, ho capito che più grandi erano le camerate meno difficoltà e meno problemi mi trovavo ad affrontare nel condividere gli spazi con perfetti sconosciuti.

I primi due giorni passarono veloci, mi sembrava di essere in vacanza, a Madrid incontrai un’amica di vecchia data che da anni vive là con la quale trascorsi la serata, tra un panino ed un paio di birre. Il giorno successivo colazione e partenza in pullman, nel primo pomeriggio arrivai a Leon, cittadina, che a dispetto delle mie aspettative si rivelò molto carina, dopo un breve giro per la città, mi dedicai alla parte gastronomica. E la Spagna su questo aspetto è imbattibile: ordinai tapas e copas de vino come se non ci fosse un domani, purtroppo però il domani c’era, ed era anche molto faticoso, in quanto avrei dovuto mettermi in cammino!

Quella notte dormii veramente poco, ero agitato, mi stavo rendendo conto che da lì a poco sarebbe iniziato il vero cammino!

Parto, percorro i primi metri, lascio Leon alle mie spalle e finalmente trovo un bar aperto!

Cammino Francese Leon Santiago - primi km 2

Cammino Francese Leon Santiago primi km

Primo caffè e primi pellegrini che incrocio, loro salutano come se ci conoscessimo da una vita, io totalmente spaesato, saluto con un timido “Hola” e “Buen camino”, frasi che diventeranno il leitmotiv dei giorni seguenti, ma che in quel momento mi facevano così strano pronunciare.

Chi erano quelle persone? Perchè mi salutano? Non li avevo neppure mai incrociati prima di allora!

Solo dopo alcuni giorni mi renderò conto che lungo il cammino tutti siamo parte di un’unica grande famiglia.

Primo giorno di cammino sotto pioggia, vento, freddo, caldo. L’inizio non poteva essere dei peggiori, ma questo mi aiutò a capire da subito che il cammino non sarebbe stata una semplice camminata, in certi momenti era una vera e propria sofferenza, mettendo a dura prova sia la mia resistenza fisica che quella mentale.

Puente de Orbigo -Cammino Francese Leon Santiago circa 283 km
Puente de Orbigo

Durante tutto il primo giorno di cammino solo qualche timido saluto, arrivai all’albergue (gli ostelli privati o pubblici di pellegrini, negli albergue pubblici si può pernottare solo se si è in possesso delle credenziali, ovvero del documento ufficiale che identifica il pellegrino, che ne attesta il percorso e che contiene le caselle in cui vengono apposti i timbri dei luoghi in cui si è passati e la relativa data) dopo 21,5 km, una distanza che mi sembrava infinita.

L’arrivo all’albergue non determina, però, la fine della giornata, anzi; appena arrivati bisogna, infatti, prepararsi il letto, farsi una bella doccia, possibilmente calda, lavarsi i vestiti, mutande/calzini (normalmente si viaggia con 3 magliette di cui una addosso, stesso vale per mutande e calzini, mentre per i pantaloni solitamente con 2 paia di cui uno addosso), trovare un posto dove stenderli e che possano asciugarsi entro la mattina dopo.

Soltanto dopo questa routine quotidiana ci si può prendere un po’ di tempo per riposare.

Prima sera, prima cena “comunitaria” nell’albergue, mi ritrovavo in un paese di una ventina di case, altre possibilità non ce n’erano, dove comincio a conoscere un po’ di persone, che diventeranno i miei compagni di cammino (le cene comunitarie sono preparate negli albergue privati, mentre in quelli pubblici non sempre vi si trova una cucina attrezzata).

Cammino Francese Leon Santiago

Cammino Francese Leon Santiago - 13-01-01

Prima di partire mi ero ripromesso di stare alla larga dagli italiani a causa della cattiva fama che si sono guadagnati all’estero, personalmente non sopporto quell’arroganza e quei modi cafoni che spesso caratterizzano l’italiano medio all’estero, eppure mi son dovuto ricredere, in quanto le persone che ho conosciuto durante quell’esperienza erano diverse dallo stereotipo tipico dell’italiano in vacanza.

Alcune persone conosciute quella sera sono rimaste, dopo alcuni anni, ancora nella mia vita, basti pensare che lo scorso primo gennaio a Roma ho pranzato con una pellegrina fiorentina conosciuta proprio durante quella cena.

Il cammino mi ha fatto aprire mente e cuore a persone che inizialmente evitavo, ma che alla fine si sono rivelate essere eccezionali.

Il cammino proseguiva e non privo di sorprese: il terzo giorno mi ritrovai in un albergue da oltre 200 letti, soltanto la camerata dove ero stato assegnato contava una sessantina di letti; mentre preparavo il letto sento due signore con un accento familiare, inizio a parlare con loro e scopro che sono di due città distanti solo pochi chilometri da casa mia !

Proprio quella sera insieme ad un gruppetto di italiani, preparammo una cena per 20 persone, alla quale invitai anche loro: non ci facemmo mancare nulla neppure vino ed alcolici, il giorno dopo, però, non fu per niente facile rimettersi in marcia.

E fu proprio il giorno dopo che dovetti affrontare la prova del nove: ebbi dei dolori fortissimi all’arcata plantare del piede destro, non riuscivo più nemmeno a camminare, mi ritrovai a piangere per il dolore e lo sconforto. Mi sentivo sconfitto, non potevo mollare avevo appena iniziato, eppure sembrava non esserci alternativa. In quei momenti, in cui ero “solo” e senza aiuti, ho scoperto la vera essenza del cammino. Un pellegrino italiano mi venne in aiuto, prima donandomi un antidolorifico e poi rimanendo con me tutto il giorno, camminando piano piano al mio fianco per tutto il giorno, alleggerendo il mio zaino e cedendomi il suo bastone (appena potei ne acquistai uno pure io, che tenni fino a Santiago, dove dovetti, però, lasciarlo perchè non potevo imbarcarlo in aereo).

Quella solidarietà, tra persone praticamente sconosciute, ebbe un forte impatto su di me, mi ridette la forza di rimettermi in cammino. Quello stesso giorno mi comprai anche dei plantari da inserire nelle scarpe che porto sempre con me, ancora adesso, quando devo fare delle escursioni impegnative e di più giorni: sono stati tante volte la mia salvezza!

Dei giorni successivi ho dei ricordi bellissimi, fatti di grandi riflessioni (mi piaceva camminare per molto tempo da solo) e di grandi legami (la sera sentivo proprio la necessità di stare assieme agli altri pellegrini, scambiarci pareri ed emozioni del cammino e sulla vita in generale). Ricordo i momenti in cui raccontavamo delle nostre motivazioni che ci avevano spinto ad intraprendere il cammino, della nostra vita, ognuno, a suo modo, si emozionava, anche se ci conoscevamo solo da pochi giorni era come se ci conoscessimo da una vita ed era estremamente facile parlare di noi, senza filtri, perché sapevamo che gli altri erano lì pronti ad ascoltarci e capirci senza giudicarci.

Astorga Cammino Francese
Astorga
Rabanal del Camino Cammino Francese Leon Santiago
Rabanal del Camino
Cruz de Hierro Cammino di Santiago- 250 km
Cruz de Hierro
Manjarin -Cammino Francese 222 km Santiago
Manjarin

Cammino Francese - Ponte

Con il passare dei giorni, mi resi conto ciò che volevo: arrivare a Santiago nella tranquillità del mattino e senza confusione; volevo vivermi quel momento da solo, volevo che l’arrivo ai piedi della cattedrale fosse un momento intimo, solo mio, non volevo condividerlo con gli altri pellegrini.

Cammino Francese Leon Santiago - 1

Cammino Francese Leon Santiago - 14-01-01

Cammino Francese - 99,930 km da Santiago

Per arrivare a questo obiettivo, dovevo percorrere parecchi km in pochissimo tempo, mancavano 86 km ed io avevo a disposizione solo 3 giorni (avevo l’aereo di ritorno che mi aspettava). Per arrivare al mattino presto a Santiago, dovevo arrivare a Monte de Gozo, l’ultima collina prima dell’ingresso in città, entro 2 giorni di cammino: 81 km da coprire in due giorni, era più facile a dirsi che a realizzarsi!

Passai l’ultima sera assieme ai miei compagni di cammino, sapendo che non li avrei più rivisti, tutti avevano, infatti, previsto di arrivare a Santiago il giorno in cui io sarei partito; un’ultima cena con loro, le ultime risate e battute assieme, gli ultimi abbracci, sapendo che prima o poi ci saremmo rivisti, non sapevamo né dove né quando, ma la forza di certi legami, createsi in pochissimo tempo, non si potevano spezzare così facilmente.

Il primo giorno, 38 km, caldo, stanchezza, arrivo all’albergue (questa volta privato) e cosa vi trovo? Lavatrice/asciugatrice e piscina!!! Non potevo chiedere di meglio, dopo quasi 10 ore di cammino ininterrotto è stato un toccasana, ma, c’era il rovescio della medaglia, mi ritrovo nuovamente “da solo”!

Appena preso posto nel mio letto, comincio a parlare con una ragazza croata, poco dopo interviene un signore italiano che mi chiede di dove sono, aveva inteso, dal poco inglese che conosceva, che vivessi nel nord est.

Di dov’era? Di una città a pochi chilometri da casa!

Era un finanziere, in pensione, che aveva deciso, visto il tempo a disposizione, di fare il cammino! Quant’è piccolo il mondo! Cenammo insieme, e subito a dormire, il giorno seguente mi aspettava una giornata ancora più dura: forse la più dura di tutto il cammino!

Il giorno seguente, nonostante i dolori fisici e la stanchezza, mi rimisi in marcia al mattino presto; camminare per 43 km dopo i 38 km del giorno precedente non era per nulla facile, anzi.

Eppure, ancora oggi, non mi son mai pentito di aver “bruciato” l’ultima parte di cammino, quella che a mio parere è la più brutta, non di certo da un punto di vista paesaggistico, ma perché è percorsa da tantissime persone che aspirano solo ad ottenere la Compostela (l’attestazione di avvenuto pellegrinaggio a Santiago). Per ottenerla è, infatti, sufficiente percorrere gli ultimi 100 km di cammino; da Sarria, che dista 110 km da Santiago, il cammino è pieno di persone (chiamati i “turigrinos”, turistas pelegrinos), soprattuto in gruppi, che “rovinano” la magia del cammino: viaggiano con i bus al seguito, solo con uno zainetto con panini ed acqua, spesso con casse di musica a tutto volume, urlano e soprattutto…non salutano!

Così lontani da chi è in cammino da giorni e che si trova sulle spalle uno zaino di quasi 10 kg. Questi, di certo, non fanno realmente parte del cammino, ma sono solo turisti, da cui il vero pellegrino si estranea.

Ho ancora il ricordo di quando arrivai a Monte de Gozo, erano le 19, un’ora tardissima per arrivare in un albergue, ma quello era un giorno speciale. Monte de Gozo presentava 400 posti letto, non c’era il rischio di non trovare da dormire, ed il giorno dopo sarei arrivato a Santiago, ormai non serviva più lavare i vestiti, quelli che avevo sarebbero stati sufficienti per tornare anche a casa.

Quella sera arrivare a Monte de Gozo fu in un certo senso arrivare a Santiago, sapevo che ormai ce l’avevo fatta.

Ero alle porte di Santiago, già ne vedevo le luci, era lì, ad un passo, ma anche qui, ero “da solo”. Queste ore in solitudine mi sono servite da lezione: dovevo prendermi il mio tempo e non vivere sempre di corsa, in passato avevo perso delle persone care per questa mia abitudine di voler sfruttare tutto il tempo a mia disposizione.

Cammino Francese Leon Santiago - 17-01-01

Quella notte, come la notte prima di partire, non riuscii praticamente a dormire, un po’ per i dolori al ginocchio, che nel frattempo si era infiammato per lo sforzo, un po’ per la consapevolezza di esser ad un passo dalla meta tanto sognata.

La mattina seguente, sveglia prima dell’alba e partenza, solo poco più di un’ora di cammino e sarei arrivato in Praza do Obradorio, al cospetto delle Cattedrale, lì dove il mio cammino si sarebbe concluso. Vista l’ora vi erano pochi pellegrini in cammino oltre a me, solo una ragazza coreana ed un ragazzo italiano. Percorsi gli ultimi metri in lacrime, finalmente ce l’avevo fatta!

Mesi di preparativi, mesi di paure: dopo 330 km ero arrivato alla meta tanto sognata!

Cammino Francese L'arrivo a Santiago
L’arrivo a Praza de Obradoiro

Ma la gioia di essere arrivato a destinazione aveva lasciato spazio ad un’altra emozione. Avevo avuto tanta fretta di arrivare, ma vi ero arrivato da solo! Dopo tanti giorni passati assieme ad altri pellegrini essere da solo era una sensazione strana. In quel momento capii che la felicità è reale solo se condivisa.

Passai la mattinata all’oficina del pellegrino (dove viene rilasciata la compostela), a cercare una stanza singola (dopo 11 notti necessitavo di una camera e di un bagno soltanto per me), tornai in piazza a godere dello spettacolo della cattedrale e dell’arrivo di altri pellegrini.

Cammino Francese Santiago de Compostela
Santiago de Compostela

In tarda mattinata partecipai alla messa del pellegrino, dove vengono enunciati i dati di chi quel giorno è arrivato a Santiago, con provenienza, luogo di partenza, al rito del botafumeiro (il grande turibolo che viene fatto ondeggiare tra le navate laterali; oggi, purtroppo, il rito è diventato solo donativo e per assistervi bisogna essere fortunati).

Nonostante stessi assistendo ad una cerimonia altamente emozionante non potei nascondere il fastidio che provavo nel vedere tutti i banchi della Cattedrale occupati da coloro che erano arrivati a Santiago comodamente in pullman o dai turigrinos. I veri pellegrini, invece, riconoscibili facilmente per le loro facce stanche e provate, erano tutti in piedi o seduti a terra (tra cui i miei ultimi due vicini di letto, padre e figlio spagnoli di 70 e 40 anni).

Il pomeriggio lo passai riposando un po’ nella mia stanza e riflettendo all’ombra della cattedrale.

Venne la sera, e mi ritrovai nuovamente “da solo” mi aggiravo per Santiago alla ricerca di un localino dove consumare un pasto, quando d’un tratto mi sento chiamare “Daniele!”. Era il finanziere, arrivato nel pomeriggio a Santiago, e dopo due chiacchiere mi invitò a cenare con lui ed altri italiani. Dopo cena passai ancora per ben due volte davanti alla cattedrale, promettendomi che ci sarei ritornato, prima o poi, non sapevo ancora quando, ma quella attrazione era ancora troppo forte.

Il ritorno nella normalità non fu per niente facile, cambiai decisamente le mie abitudini e cambiai radicalmente modo di pensare e di vivere. Il Cammino di Santiago è stata un’esperienza che mi ha svuotato e riempito allo stesso tempo, eppure è un’esperienza che ho consigliato e consiglierò sempre a tutti.

Non sapevo quando sarei ripartito, ma ero sicuro che l’avrei rifatto!”

Tutte le immagini sono scatti di Daniele Maroni.

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Autore

merigrei

Maria Grazia Di Somma

Merigrei. Una sognatrice con la valigia sempre pronta, che crede nella bellezza delle piccole cose.

3 commenti

  1. Ho letto questo racconto tutto d’un fiato penso davvero che sia un’esperienza forte da vivere sia emotivamente che fisicamente e spero, un giorno, di riuscire a viverla in prima persona

    • Ho deciso di raccontare sul blog questa esperienza, perchè mi ha davvero emozionata la prima volta che l’ho ascoltata !

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