Il cammino portoghese, da Porto direzione Santiago di Compostela

Sarà che mi aveva colpito il racconto del cammino di Daniele (qui il suo IG) che da Leon lo aveva condotto fino a Santiago di Compostela (Cammino Francese) contando solo sulla propria determinazione e sulle proprie forze o sarà che, durante il mio viaggio ad Assisi, camminando in quei luoghi dove ogni pietra trasuda storia e spiritualità, ero rimasta affascinata dalla figura di San Francesco, il pellegrino per antonomasia, ma ero intenzionata a sapere di più del Cammino di Santiago  di quel percorso millenario, composto da una serie di itinerari, che ogni anno viene percorso da migliaia di pellegrini che partendo da località diverse non solo della Spagna, ma anche del Portogallo e della Francia, giungono a Santiago di Compostela.

E così, Daniele inizia a raccontarmi di quel suo secondo cammino, il Cammino Portoghese che da Porto lo avrebbe condotto nuovamente in quella piazza, Praza do Obradoiro, ai piedi della Cattedrale di Santiago.

Temevo, però, che questo racconto fosse caratterizzato da chilometri e chilometri e poi ancora e ancora chilometri tutti uguali, tra polvere, terra, sole e pioggia, ma ad un tratto mi invia alcuni scatti a ricordo di quel cammino.

Cammino portoghese Porto Santiago - - VARIANTE ESPIRTUAL

Cammino portoghese Porto Santiago - la variante espiritual in barca

Mi colpiscono subito delle fotografie che aveva scattato a bordo di un gommone, inizialmente credo si tratti di uno sbaglio, ma poi capisco che quel cammino portoghese è completamente diverso dagli altri.

Come per il Cammino Francese, anche lungo i circa 630 km del Cammino Portoghese che separano Lisbona (Portogallo) dalla città di Santiago (Spagna), esistono diversi percorsi.

Ultimamente viene scelto da un numero sempre maggiore di pellegrini perchè, rispetto a quello francese, non presenta particolari difficoltà tecniche: non ci sono, infatti, monti da valicare, grandi scollinamenti e gran parte del tracciato è su asfalto. Le maggiori difficoltà non sono tanto legate alla morfologia del percorso, alla durezza delle tappe, quanto piuttosto sono date dalle condizioni meteorologiche che si possono incontrare e dalla preparazione fisica individuale.

Il percorso più importante del cammino portoghese, anche se per tanto tempo è stato poco segnalato, è il Caminho Central (Cammino Centrale) che prevede l’attraversamento dell’entroterra, per questo molto simile al Cammino Francese o alla Via Francigena: partendo da Lisbona, si prosegue per Coimbra fino a giungere a Porto e da qui direzione Santiago.

Ed è proprio una volta giunti a Porto che è possibile intraprendere una delle possibili varianti del cammino portoghese: quello della costa, che si svolge prevalentemente lungo l’Oceano Atlantico. 

Dopo aver lasciato Valença, l’ultima città del Portogallo e aver attraversato il fiume Miño, l’ingresso in Galizia (Spagna) avviene a Tui.

Il cammino della costa prevede, poi, anche una variante espiritual (legata ad una leggenda secondo la quale, intorno al 40 d.c., alcuni pescatori, discepoli dell’apostolo Giacomo, in spagnolo Santiago, dopo aver recuperato il suo corpo a Gerusalemme scelsero di trasportarlo, prima, in barca per il Mediterraneo e poi lungo la Ria de Arousa arrivando fino al porto di Padron).

Da Pontevedra, una delle tappe del cammino portoghese della costa, i pellegrini possono scegliere tra tre vie diverse piuttosto che proseguire dritto per Santiago. La prima arriva ad Armenteira, la seconda a Villanova de Arousa e l’ultima a Padron, ricongiungendosi, infine, con il cammino portoghese centrale.

Anche questa volta lascio, però, che siano le parole di Daniele a condurvi lungo il suo cammino portoghese.

Da Porto a Santiago di Compostela

Dopo un anno di “pausa” sentivo la necessità di rimettermi in cammino, questa volta, però, non ero mosso da una motivazione interiore, ma sentivo la necessità di andare alla scoperta di nuovi luoghi, di viverli con lentezza, godendomi ogni singolo istante del viaggio.

Per un po’ di tempo fui attratto dall’idea di percorrere il cammino portoghese centrale e attraversare il Portogallo a piedi, da Lisbona a Porto, ma documentandomi bene scoprii che il percorso presentava pochi dormitori o alloggi a disposizione; chi l’aveva percorso si era dovuto adattare anche a dormire in palestre o dormitori di fortuna con solo il sacco a pelo come protezione per la notte. Non mi sentivo ancora pronto per vivere un’esperienza così forte, optai, così, per uno tratto più organizzato del cammino portoghese, ma all’ultimissimo momento, praticamente la sera prima della partenza, scelsi di percorrere la variante del cammino portoghese della costa, quello che da Porto conduce a Santiago e che presenta varie tappe lungo le sponde dell’Oceano Atlantico, avrei avuto, così, la possibilità di camminare costeggiando il profilo della costa.

L’organizzazione di questo cammino si è rivelata meno impegnativa di quella del Cammino Francese: avevo già tutto l’equipaggiamento, dovevo solo decidere in quanti giorni lo avrei percorso, considerando che ero consapevole del numero di km che ero in grado di percorrere mediamente al giorno; mi fu piuttosto semplice stimare i giorni che avrei impiegato in questa nuova avventura.

E’ un sabato pomeriggio di fine gennaio quando prenoto i voli: Bologna-Porto e Santiago-Madrid-Venezia.

Come sempre, acqua in bocca con tutti: il cammino l’avevo sempre inteso come esperienza strettamente personale.

Lascio scorrere il tempo, cominciando ad allenarmi via via in modo propedeutico incrementando le lunghe camminate e aumentando gli sforzi; ma proprio quando tutto sembrava andare per il meglio e gli allenamenti proseguivano senza alcuno intoppo: palestra (3 volte alla settimana tra tapis roulant, cyclette ed esercizi di potenziamento) arriva l’infortunio sugli sci.

E’ domenica 18 marzo, seconda discesa della giornata, un movimento brusco a freddo ed un dolore fitto al ginocchio sinistro; smetto di sciare, minimizzo per tutto il giorno, ma la notte non riesco a chiudere occhio. Il giorno seguente il responso dell’ospedale non dà scampo: legamento crociato anteriore danneggiato o nella peggiore delle ipotesi rotto, soltanto una risonanza potrà decretare la gravità del “danno”, da quel momento riposo assoluto, una settimana con immobilizzazione alla gamba e l’uso delle stampelle.

I miei primi pensieri vanno al lavoro e a tutte le cose in quel momento avevo in sospeso, ma un pensiero corre subito anche a quel cammino, già programmato, ed al quale, ora, avrei quasi sicuramente dovuto rinunciare.

Eppure è proprio quel barlume di speranza di riuscire a tornare in piedi in tempo per percorrere il cammino che mi dà la forza di riprendere quanto prima (dopo 2 settimane provo ad andare a lavoro, con scarsi risultati, ma la settimana successiva sono quasi del tutto operativo); il recupero è a tempo di record, dedico tutto il mio tempo libero ad esercitare e caricare gradualmente il ginocchio; riprendo appena possibile la palestra anche se questo significava andare in palestra solo per fare 10 minuti di cyclette.

Il recupero è veloce e il ginocchio risponde bene, eppure da lì a percorrere un cammino con una media di 30 km al giorno e con sulle spalle uno zaino di circa 10 kg è tutta un’altra storia, ma non mi scoraggio!

Decido comunque di partire, senza aspettative; decido di viverla come una vacanza, se riuscirò a intraprendere il cammino bene, altrimenti mi fermerò in qualche località in Portogallo e trascorrerò lì le mie “ferie”.

Nel frattempo, riprendo i contatti con una ragazza italiana (che poi diventerà la mia fidanzata) che viveva in Spagna, e che mi era rimasta nel cuore, quando, parecchi anni prima, ci eravamo conosciuti ma, che per varie vicissitudini della vita, non eravamo mai riusciti ad avvicinarci.

Destino volle che, meno di un mese prima della mia partenza per il cammino, venne in Italia, a Milano, per una fiera. Ci incontrammo e decidemmo di rivederci a Porto, alla vigilia della mia partenza per il cammino.

Arrivai a Porto la sera della festa di San Juan, la festa più sentita in Portogallo, una notte di festa generale, tutte le strade si animano, tutti, dai giovanissimi alle persone più anziane, si ritrovano a fare baldoria fino alle prime luci dell’alba

Rimanemmo due notti a Porto. Il lunedì mattina lei tornò a Valencia, dove viveva e lavorava, mentre io avrei dovuto iniziare il cammino, a dir la verità in quel momento non avevo neppure più intenzione di partire, non avevo nessuna motivazione che mi spingesse, non nego che mi balenò anche l’idea di abbandonare tutto e partire anche io alla volta di Valencia.

Ci pensai su parecchio. Alla fine scelsi di partire per il cammino.

Cammino portoghese LA PARTENZA Porto

Come anticipato, decisi all’ultimo momento di percorrere una variante del cammino portoghese conosciuto come il cammino della costa che da Porto arriva fino a Santiago; col senno di poi sono felice di aver preso quella decisione!

Il primo giorno non fu facile: vento, pioggia, per poi rendermi conto, dopo aver attraversato la periferia di Porto, di aver sbagliato strada!

Il cammino portoghese, infatti, a differenza di quello francese, non è così ben segnalato e non è raro sbagliare strada (a me capitava almeno 2-3 volte al giorno).

Cammino portoghese Porto Santiago TRA I BOSCHI

Cammino portoghese Porto Santiago

Dopo una lunga deviazione, ritrovo la strada, ma oramai stremato e demotivato mi fermo in un albergue lungo la costa.

Un posto magnifico, eppure già alle 3 di pomeriggio non c’era nessuno a parte me! E’ vero, mi avevano detto che il cammino portoghese era meno frequentato rispetto a quello francese, ma mai mi sarei aspettato di ritrovarmi praticamente da solo.

Un’ora dopo nell’albergue entra una signora francese (con cui sono ancora oggi in contatto), che mi racconta la sua incredibile storia: era partita da Bordeaux a piedi, per raggiungere Santiago, ora sempre a piedi avrebbe raggiunto Porto, qui l’aspettava un volo per Marrakesh dove sarebbe rimasta una settimana, per poi far rientro a casa. Visitammo il “museo” della pesca, allestito all’interno dello stesso albergue, cenammo assieme presso un ristorantino della zona e il giorno dopo ognuno riprese la propria strada.

L’indomani ripresi il cammino sempre in solitaria, ma finalmente incontrai i primi pellegrini, nel pomeriggio, stremato, decisi di fermarmi in un albergue a Fao: camerate da 6 persone, molti bagni, docce e una piscina all’esterno, ma con la temperatura glaciale di quel giorno, nonostante fossimo a fine giugno, praticamente impossibile da usare.

Cammino portoghese

Avrei dovuto ritenermi fortunato, mi ritrovavo solo in una struttura da oltre 100 posti letto, avvolto in un silenzio surreale, eppure più passavano le ore e più mi rendevo conto che non si vedeva neppure l’ombra di altri pellegrini, arrivai perfino a chiedermi se mai avessi incontrato qualcuno durante tutto il cammino!

Cammino portoghese Porto Santiago - don't stop now

Cena alle 20 ed alle 21 ero già a letto, visto che non potevo parlare con nessuno!

A Fao, però, mangiai la migliore francesinha (una specie di toast farcito ricoperto con formaggio fuso) che abbia mai provato!

Il terzo giorno di cammino partii di buon mattino (d’altra parte, essendo andato a dormire presto, non potevo far altro che incamminarmi presto!) e finalmente cominciai a vedere altri pellegrini!

Solo, poi, mi resi conto del perché non avevo incontrato praticamente nessuno nei primi due giorni del cammino: avendo, il primo giorno, sbagliato strada, avevo perso tempo e quindi mi ero ritrovato indietro di parecchi km rispetto alla media di quelli percorsi dagli altri pellegrini.

Arrivato all’albergue conosco un gruppo di persone ed così decidiamo di preparci la cena: noi italiani (io ed un ragazzo sardo) preparammo la pasta alla carbonara, dei ragazzi cinesi prepararono un pollo speziato (veramente piccante!), decisamente particolare, ma buono, le ragazze (una tedesca, un’altra brasiliana, ma residente in Austria ed una originaria della Repubblica Ceca) prepararono, invece, l’aperitivo a base di birra e vino.

Trascorremmo il dopocena a vedere la partita del Brasile ed a bere birra tutti assieme (in Portogallo la birra più popolare è la Super Bock, molto economica, ma nonostante ciò decisamente buona); finalmente cominciavo ad instaurare i primi rapporti di amicizia con quelle stesse persone con le quali avrei, poi, percorso il mio cammino portoghese e con le quali ho instaurato legami che durano ancora oggi.

Il cammino portoghese si rivelò completamente diverso da quello francese!

Sul cammino francese le persone erano solite partire di buonora al mattino, per fermarsi, poi, molto presto nei dormitori per paura di non trovare posto (essendo molto frequentato, soprattutto nei mesi estivi, non è raro non trovare un alloggio disponibile e magari si è obbligati a proseguire per parecchi km fino ad un altro albergue dove potersi sistemare) e solitamente alle 22 tutti sono già a dormire.

Sul cammino portoghese, invece, nessuno si svegliava prima delle 7 del mattino e nessuno si metteva in cammino prima delle 8, inoltre, non è raro arrivare agli albergue anche alle 18-19 (sul cammino francese, invece, verso le 14-15 tutti i pellegrini avevano già trovato una sistemazione per la notte).

Alla sera, poi, si rimaneva fuori anche fino a mezzanotte, una sera andammo a dormire oltre l’una, eravamo in vena di far baldoria tra risate e qualche birra in compagnia. L’atmosfera che si respirava era nettamente diversa da quella del cammino francese, che avevo percorso due anni prima, ma era proprio quello di cui avevo bisogno in quel momento: spensieratezza!

I giorni trascorrevano veloci, le gambe stavano rispondendo molto meglio di quanto potessi immaginare, l’incidente al ginocchio era soltanto un lontano ricordo.

Cammino portoghese Porto Santiago lungo la costa

Cammino portoghese Porto Santiago divani lungo il cammino

Cammino portoghese l'ultima città del Portogallo

CAMMINO PORTOGHESE - Ponte da Valenca a Tui
La frontiera tra Portogallo e Spagna

Cammino portoghese Porto Santiago la prima città Spagnola

Se mi fermo a pensare a tutte le esperienze vissute lungo quel cammino, ai legami che ho instaurato, non posso che emozionarmi ancora adesso.

Cammino portoghese Porto Santiago - pellegrini

Nel frattempo, si aggiunse al nostro “gruppo” un altro ragazzo italiano, che percorse un tratto più corto del cammino, e che, nei giorni avvenire, persi di vista e ritrovai varie volte.

La variante espiritual

E poi venne il giorno che ci dovemmo separare: chi aveva i giorni contati e doveva arrivare a Santiago in tempo per prendere l’aereo di rientro; chi era intenzionato a percorrere la variante “espiritual (una deviazione lungo la costa, chiamata così perché la tappa finale segue il corso del Rio Ulla, seguendo quello che si pensa sia stato il percorso che portò le spoglie di San Giacomo in terra spagnola dopo la sua decapitazione): il cammino ci stava mettendo davanti ad un bivio ed ognuno doveva decidere quale fosse la propria strada da intraprendere.

Cammino portoghese PONTE ROMANO PONTE SAMPAIO Pontevedra (Spagna)
Pontevedrera: il ponte romano

Io avevo a disposizione ancora qualche giorno (il primo cammino mi aveva, infatti, insegnato che nella pianificazione dovevo lasciarmi, a disposizione, un margine di tempo superiore a quello che effettivamente avrei impiegato, nel caso qualcosa fosse andato storto e avessi dovuto superare qualche imprevisto), così, decisi di percorrere la variante espiritual, di fare quella deviazione lungo il cammino, in fondo avrei perso solo un giorno sulla mia tabella di marcia, ma ero sicuro che ne sarebbe valsa la pena.

Cammino portoghese Porto Santiago LA VARIANTE ESPIRITUAL

Cammino portoghese Porto Santiago - porto
Combarro – tipico villaggio di pescatori

Cammino portoghese Porto Santiago - Variante Espiritual

Attraversai paesaggi fantastici, anche se li percorsi prima sotto una pioggia battente e poi avvolto da una fitta nebbia, mi ritrovai a camminare di nuovo quasi sempre da solo, in mezzo a boschi, ma quella natura era capace di trasmettermi emozioni indimenticabili e sensazioni positive.

Cammino portoghese Porto Santiago - boschi nella nebbia

Arrivai all’albergue attorno alle 16, zuppo d’acqua, e ritrovai la ragazza tedesca del mio “gruppo” di cammino, ma incontrai anche altre persone, tra cui una signora trevigiana che stava percorrendo il cammino assieme al figlio e alla sua fidanzata. Proprio in quell’albergue di quel paese sperduto in Galizia, questa signora non solo mi convinse a proseguire fino a Finisterre (a dire il vero era già nei miei programmi, anche se, in quel momento, non ero ancora convinto al 100% ), ma mi prenotò, anche, un posto letto nello stesso luogo dove lei, il figlio e la fidanzata avrebbero alloggiato.

In quel momento non ne fui felicissimo, è vero pensavo anche io di arrivare fino a Finisterre, ma avrei voluto trascorrere la notte in una camera singola, così da poter riposare un po’ fisicamente e mentalmente, dopo tutti quei giorni di fatica, ma si sa, il destino riserva sempre delle sorprese.

Il giorno dopo io e la ragazza tedesca ci mettemmo in cammino molto presto (cenammo alle 19, alle 21 eravamo già andati a dormire) ed arrivammo a Vilanova de Arousa.

Ad aspettarci trovammo un branco di delfini, prima all’imbocco del porto e successivamente li avvistai attorno ai pescherecci rientranti dalle battute di pesca, provai un’emozione grandissima, paragonabile a quella a Monte de Gozo, sentivo Santiago sempre più vicina.

Da Vilanova de Arousa scelsi di arrivare a Pontecesures risalendo con un gommone il Rio Ulla, ripercorrendo, quindi, la via di traslazione del corpo di San Giacomo.

Cammino portoghese VILLANOVA DE AROUZA

Cammino portoghese Porto Santiago - - VARIANTE ESPIRTUAL

Solo un’ora di navigazioneed altri 20 km circa mi separavano dalla mia meta: in quel momento dopo 270 percorsi, quelli ultimi chilometri mi sembravano una passeggiata di piacere!

Cammino portoghese Porto Santiago - la variante espiritual in barca

Li bruciai, così, in pochissimo tempo. Anche qui, come mi era capitato lungo gli ultimi chilometri del cammino francese, incontrai nuovamente i “turigrinos” con le loro immancabili casse di musica, i piccoli zainetti turistici sulle spalle e i pullman di appoggio, che avrebbe garantito loro un riparo in caso di pioggia o un riposo per chi era stanco.

Percorsi un paio di chilometri assieme ad un ragazzo spagnolo, appassionato di corsa, ed il suo ritmo mi portò a percorrerne oltre 6 in un’ora (camminavo solitamente, pause comprese, ad una media di 4 km/h)!

Ma appena intravidi la Cattedrale in lontananza, con una scusa banale mi fermai in un bar, gli dissi che volevo mangiare qualcosa per non ritrovarmi nel caos del centro e così feci, mangiai un panino a meno di 10 minuti a piedi dalla cattedrale; in realtà feci quella pausa unicamente perchè volevo entrare nella piazza da solo e godermi così l’arrivo.

A pochi metri dalla piazza svoltai a destra, in modo da aggirare la cattedrale, scesi la scalinata e passai sotto l’arco, volevo entrare in piazza dallo stesso punto dal quale vi ero entrato due anni, prima al termine del mio cammino francese, un ingresso molto più emozionante rispetto a quello laterale (i vari cammini, infatti, prevedono ingressi differenti nella piazza).

Mentre scendo quei pochi gradini mi sciolgo in un pianto liberatorio: erano trascorsi solo 3 mesi e mezzo dall’incidente sugli sci, eppure ero riuscito a percorrere quasi 300 km a piedi ed ero di nuovo lì, in quella piazza.

Cammino portoghese L'ARRIVO A SANTIAGO

Quel cammino aveva messo a dura prova la mia forza di volontà, ma ero riuscito a vincere un’altra sfida con me stesso!

Nella piazza ritrovai diversi delle persone incontrati lungo il cammino, alcuni del mio “gruppo”: il ragazzo italiano, la ragazza tedesca, il ragazzo spagnolo, appassionato di corsa, con il quale avevo percorso gli ultimi chilometri quel giorno prima dell’arrivo a Santiago, ma anche la signora trevigiana con il figlio e la sua fidanzata, e tante altre pellegrini con i quali avevo condiviso alcuni tratti del cammino.

E’ tutto un susseguirsi di abbracci, foto, congratulazioni a vicenda: emozioni allo stato puro, intense.

Da quel momento inizia la mia vacanza, ho a disposizione ancora 3 notti, e decido di trascorrerne una a Santiago, la successiva a Finisterre e l’ultima nuovamente a Santiago, prima del mio rientro in Italia.

Il ragazzo italiano del mio gruppo mi propone di sistemarmi presso l’albergue dove alloggia lui, ma opto per uno più centrale. 

Ci diamo, comunque, appuntamento alle 19 per una birra, per poi cenare tutti assieme.

La stanchezza quel giorno non si fa sentire, l’euforia è alle stelle: avevo raggiunto il traguardo, ora era tempo di festeggiare.

Mi sistemo nella camerata, oltre a me c’è un signore di 72 anni, e ciò ridimensiona subito il mio entusiasmo, temo che al mio rientro avrei dovuto fare attenzione per non svegliarlo, penso tra me e me “manca solo che sia un brontolone”.

Ci scambio qualche parola, mi sembra simpatico, per un signore della sua età ha una bella tempra!

Ha percorso 300 km in bicicletta, mi racconta dei suoi numerosi viaggi in bici, è originario del Galles, anche se trascorre gran parte dell’anno alle Canarie, mentre parliamo arrivano anche gli altri occupanti della camerata, due ragazze tedesche, che sembrano stare un po’ per la loro.

Il signore del Galles nel frattempo mi propone di scendere a bere un the caldo con lui, declino gentilmente, rilancio invitandolo a bere una birra e venire con me all’appuntamento delle 19.

Come immaginavo, non cambia il suo programma e preferisce scendere al bar a bersi il suo the.

Comincio a scambiare due parole con le ragazze tedesche, chiedo loro di dove fossero e quale cammino avevano intrapreso; scopro così che anche loro avevano appena concluso il cammino portoghese della costa, eppure visto che avevano fatto altre deviazioni, rispetto a me, non ci eravamo mai incontrati nei giorni precedenti.

Pochi istanti dopo si riaprì la porta: era il signore gallese, ci aveva ripensato ed aveva deciso che si sarebbe unito a me e al ragazzo italiano, per bere una birra in compagnia alle 19!

Mai avrei creduto che accettasse un mio invito, in fondo eravamo ragazzi, e temevo che si potesse trovare a disagio.

Eppure ho imparato che il cammino è condivisione: senza distinzioni di età, sesso, razza.

Indipendentemente dalla propria storia siamo tutti uguali, anche le distanze generazionali vengono annullati: una bella sensazione al termine di una giornata di per sé già ricca di emozioni!

A quel punto decido di invitare anche le due ragazze tedesche che accettano.

Alle 19 all’appuntamento al bar con il ragazzo italiano, dovevo presentarmi da solo e, invece, arrivai in compagnia di tre sconosciuti

Il bello del cammino è proprio quello, chiunque abbia percorso un cammino allarga i propri orizzonti, abbatte le barriere e supera i propri pregiudizi verso ciò che è ignoto, a tal punto da riuscire a trascorrere la serata con persone che fino ad un attimo prima erano dei perfetti sconosciuti.

La serata più bella che abbia mai trascorso a Santiago di Compostela iniziò proprio con quella birra.

Proseguimmo con una cena alla quale si unì anche una coppia di statunitensi, con cui parlai durante tutta la serata e con i quali tutt’ora sono in contatto, ritrovai, poi, dei pellegrini “persi” durante i primi giorni di cammino e l’alcool cominciò a scorrere a fiumi!

Terminata la cena, la coppia di statunitensi preferì terminare lì la serata e ritornare verso il loro alloggio e noi, invece, decidemmo di proseguire: in fondo quella era la nostra sera, avevamo un ottimo motivo per festeggiare eravamo finalmente a Santiago, ed era anche un momento di liberazione da tutta la fatica e gli sforzi che ci lasciavamo alle spalle.

Quasi solo per cortesia chiesi al signore gallese se volesse proseguire la serata con noi, e, con sommo stupore, accettò l’invito!

Finimmo in una piazzetta di Santiago, dove suonavano musica dal vivo, la gente ballava, la birra scorreva a fiumi ed il signore gallese diventò il nostro “eroe”, con la sua vitalità da far invidia a ognuno di noi che avevamo decine di anni in meno rispetto a lui!

Rimase con noi fino a mezzanotte (un’ora di tutto rispetto per chi aveva trascorso la giornata in cammino a bordo della propria bicicletta), ma per noi non era ancora arrivato il momento di andare a dormire.

Decidemmo di tornare in piazza dove ritrovai altri pellegrini incontrati lungo il cammino; parlammo molto, ci bevemmo un’ultima birra, conobbi altre persone, una delle mie compagne di camerata decise di gettare nella fontana della piazza un anello di diamanti ricordo di una proposta di matrimonio che non aveva avuto l’happy end (ogni persona in cammino porta con sé un fardello personale consapevole che prima o poi arriverà il momento adatto per liberarsene).

Quella sera rimarrà indimenticabile, sembrava non finire mai, ma intorno alle 2 di notte eravamo già rientrati tutti ai nostri alloggi.

Verso la fine del mondo: Finisterre

L’indomani, in tarda mattinata, ci trovammo tutti in piazza per salutarci, ognuno doveva riprendere la propria strada: chi proseguiva il cammino, chi rientrava a casa, io e il ragazzo italiano del mio “gruppo”, invece, decidemmo di proseguire fino a Finisterre, dove avremmo trascorso la notte, per poi rientrare l’indomani a Santiago e successivamente avrei fatto rientro a casa.

Per arrivarci a piedi sarebbero serviti, però, altri 3 giorni di cammino, scegliemmo, così, di raggiungere Finisterre in pullman, ma sbagliammo la stazione di partenza e per un soffio non perdemmo l’autobus.

Ad aspettarmi a Finisterre c’era la signora trevigiana, che mi aveva prenotato un posto letto nell’albergue La Espiral, mentre il mio amico italiano trovò una sistemazione presso una struttura situata proprio di fronte a dove alloggiavo.

La signora trevigiana che di professione fa la cuoca, preparò il pranzo per tutti noi quel giorno: arrivato a Finisterre, non ebbi neppure il tempo di registrarmi nell’albergue, che già mi ritrovai seduto a tavola con altri sconosciuti.

Mi sentii stranito, sembrava che tutti fossero amici e si conoscessero da una vita, mentre io, ero lo “straniero” ma nonostante fossi appena arrivato, mi fecero sentire subito “a casa”.

L’albergue La Espiral mi accolse come una famiglia, mi sembrava veramente di essere a casa, a tal punto che l’anno successivo, quando decisi di intraprendere il Cammino Inglese (ma questa è un’altra storia che vi racconterò in seguito) decisi di fermarmi lì per tre notti.

Incontrai persone che dovevano fermarsi presso La Espiral soltanto alcuni giorni e invece erano ancora lì dopo un mese: perché La Espiral non è un albergue, è una famiglia! 

Effettivamente Finisterre è una di quelle città che ti rimangono nel cuore, la considero il mio angolo di mondo dove potermi rifugiare ogni volta che mi trovo in momento di difficoltà, il mio porto sicuro.

A Finisterre è comune, poi, incontrare personaggi singolari, ce ne sono a decine, che fanno parte della quotidianità di questa cittadina affacciata sull’oceano, così piccola, ma così carica di energia.

Se un tempo, fino alla scoperta dell’America, Finisterre era considerato la fine del mondo, la fine della terra (da questo ne deriva il nome), oggi è la fine di tutti i cammini, il km 0, dove i pellegrini ed i viandanti vanno a riposarsi dopo le fatiche del cammino.

Cammino portoghese FINISTERRE

Quella giornata trascorse velocemente, tra il pranzo, la visita al faro, raggiungibile dopo una breve camminata di 3 km (solo all’andata, ma dopo tutti i chilometri macinati durante il cammino mi sembra veramente vicino)ed una birra in un locale al porto.

Cammino portoghese KM 0 Finisterre
La fine del mondo: il km 0

I gestori de La Espiral mi consigliano di non perdere il tramonto al Mar de Fora, una spiaggia lunga un km molto vasta, dove di giorno la gente vi si ritrova per fare il bagno (a dire il vero solo pochi coraggiosi osano fare il bagno, visto che le acque dell’oceano sono ghiacciate anche in pieno luglio) e alla sera, invece, vi si ritrova ad ammirare il tramonto, bevendo una birra in compagnia.

Cammino portoghese Porto Santiago - lungo l'oceano

Cammino portoghese - Finisterre tramonto a MAR DE FORA
Tramonto sulla spiaggia di Mar de Foa

Sulla spiaggia di Mar de Fora vive anche una comunità di hyppie, che quella sera organizzò un falò a cui partecipammo anche io e il ragazzo italiano. Da notare che, nonostante fosse luglio, mi dovetti far imprestare una felpa pesante dal gestore dell’albergue dato che le temperature dopo il tramonto scendono di parecchi gradi. Se non mi fossi fatto prestare la felpa non sarei mai potuto restare in spiaggia quella sera (nonostante indossassi anche una maglia termica invernale!).

La mattina seguente salutai la signora trevigiana ed il ragazzo italiano, che sarebbero tornati a Santiago con lo stesso pullman, mentre io decisi di prendermela comoda, non avevo fretta di tornare a Santiago, dove sarei rimasto ancora una notte.

Arrivai a Santiago nel primo pomeriggio, tornai nello stesso albergue dove avevo soggiornato due giorni prima, che mi ero premunito di prenotare e mi sistemai nella stessa stanza.

Una leggera malinconia mi stava assalendo, iniziavo a rendermi conto che la magia del cammino stava terminando, era tempo di prepararmi al rientro in Italia.

Decisi, così, visto che ero rimasto nuovamente “solo”, di partecipare alla Messa del Pellegrino e di andare a dormire presto quella sera, l’indomani mi sarei dovuto svegliare all’alba per affrontare il viaggio di ritorno; ma oramai lo avevo imparato, sul cammino non si possono fare programmi, bisogna vivere momento per momento.

Mi sistemo in stanza, lo zaino già pronto per la partenza del giorno dopo, non ho nessun programma per quella sera, e la voglia di socializzare è ai minimi livelli, volevo solo stare un po’ da solo con me stesso.

Arriva una ragazza, che ha il letto (a castello) sotto il mio; penso che potesse apparire maleducato non scambiare neppure due parole e così scopro che è brasiliana, di lontane origini italiane, ma residente in Irlanda (difatti dopo un paio di minuti di conversazione in inglese cominciamo a parlare in italiano alternando frasi in spagnolo e inglese). Dopo una bella chiacchierata mi propose una birra al bar sotto l’albergue, ma rifiuto, dicendo che avevo altri programmi: volevo solo assistere alla messa del pellegrino, mangiare qualcosa di leggero e poi andare a dormire presto.

Il destino, però, riserva sempre delle sorprese: arrivato alla cattedrale mi ritrovo dinnanzi ad una fila lunghissima, questo significava che una volta entrato avrei dovuto assistere alla messa in piedi; decido, così, di ritornare sui miei passi, torno in stanza e lei è ancora lì!

Le chiedo se è ancora valido il suo invito per quella birra, e rilancio proponendole di vedere insieme anche la partita del Brasile, che avrebbe giocato di lì a mezz’ora.

Accettò, ma mi disse che non era più di tanto interessata alla partita e per dirla tutta neppure io, anche se si stavano disputando i Mondiali di calcio, ma fino a quel giorno non li avevo seguiti molto.

Dopo neppure cinque minuti eravamo seduti in un baretto vicino all’albergue a berci una birra, da cui ne seguì un altra ed altre ancora, finchè non decidemmo che era arrivata l’ora di cenare (ormai erano passate le 22!).

I miei buoni propositi di trascorre una serata tranquilla in vista della mia partenza dell’indomani stavano andando a farsi benedire.

Finimmo a cenare alla “Taberna O Gato Negro”, un locale storico del centro di Santiago.

Varie volte avevo provato ad andarci a pranzo o a cena, ma non ero mai riuscito ad entrarci, in quanto non sono ammesse prenotazioni, i tavoli sono veramente pochi e la fila è, di solito, sempre chilometrica.

Non riuscimmo a trovare un tavolo libero, ma accettammo di mangiare una racion de pulpo a la gallega direttamente al bancone, il tutto accompagnato da una brocca di vino bianco.

Entrammo subito in sintonia, era come se ci conoscessimo da una vita; iniziammo a raccontarci senza filtri, mi raccontò del suo matrimonio infelice, del bisogno di evasione ed anch’io mi aprii con lei.

Non facemmo tardi, ma quella serata si rivelò essere piacevolissima, anche se inaspettata, raggiungemmo un fortissimo livello di empatia in così poco tempo.

Il mattino seguente partii all’alba, non ci fu tempo nemmeno di salutarci. Era tempo di tornare alla mia vita “reale”.

Il cammino portoghese della costa è sicuramente quello che mi ha regalato le esperienze più positive, ho conosciuto tante persone con le quali sono entrato in confidenza, con le quali mi sono aperto e loro, a loro volta, si sono aperte a me.

Ho percorso il cammino a cuor leggero, ho ricevuto ciò che ho saputo donare: positività e leggerezza. Il cammino, infatti, ricambia con ciò che una persona è in grado di dare, non è solo un viaggio, ma è un’esperienza di vita.

Eppure quell’ultima sera a Santiago di Compostela capii che questa città è uno di quei luoghi che trasmette un’energia speciale, il mio non era un addio, ma solo un arrivederci.

Tutte le immagini sono scatti di Daniele Maroni

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Autore

merigrei

Maria Grazia Di Somma

Merigrei. Una sognatrice con la valigia sempre pronta, che crede nella bellezza delle piccole cose.

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