Arezzo è una città che offre tutto quello che ci si aspetta dalla Toscana: arte, atmosfera rilassata e gastronomia di alto livello, ma senza quella folla di turisti che caratterizza le più famose città toscane.
Nonostante non abbia nulla da invidiare alle altre famosissime città toscane, come Firenze e Siena, Arezzo, continua ad essere un po’ oscurata dalla loro notorietà e ancora oggi viene, spesso, esclusa dagli itinerari di viaggio.
Arezzo è una città che si può visitare tranquillamente a piedi; un piccolo gioiello che stupisce per le sue bellezze storiche e artistiche.
Arezzo, infatti, vanta una storia antichissima, che sembra risalire all’età preistorica, alle popolazioni villanoviane, poi assorbita dalla civiltà etrusca. Tanti ritrovamenti rinvenuti nei dintorni di Arezzo ne testimoniano le origini. Ad esempio, a metà del 1500 durante i lavori di consolidamento delle mura difensive di Arezzo, a circa sei metri sotto terra, fu ritrovato una scultura in bronzo risalente al IV secolo a.C.: la Chimera di Arezzo, il simbolo dell’arte scultorea etrusca, famosa in tutto il mondo.
Arezzo è, anche, la città che ha dato i natali a grandi artisti e poeti, come Francesco Petrarca, Giorgio Vasari, Guido d’Arezzo e Pietro Aretino.
Arezzo è stata, inoltre, scelta come location di diversi film e serie tv, tra cui il film premio Oscar “La Vita è Bella” di Roberto Benigni, il quale racconta la tragedia dell’Olocausto in maniera emozionante e fiabesca o in tempi più recenti la fiction tv, Fosca Innocenti, che racconta le indagini del vicequestore di Arezzo, Innocenti, che lavora in una questura composta quasi esclusivamente da donne esperte in indagini, analisi e gialli.
Arezzo è, senza ombra di dubbio, una delle città italiane da visitare almeno una volta nella vita. Una città dall’anima antica capace di sorprenderti con la sua street art, in un connubio perfetto tra antico e contemporaneo.
Passeggiando tra le sue stradine è, infatti, facile imbattersi nelle donne dai colori vivaci di LeWoms, nei classici rivistati di Maurizio Rapiti che con le sue opere omaggia famosi dipinti sottraendo elementi iconicamente identificativi, sostituendoli con elementi della nostra contemporaneità.

Oppure ci si può imbattere in quelle di Blub con il suo progetto di street art “L’arte sa nuotare”.
L’anonimo artista fiorentino usa come tavola ideale per le sue opere gli sportelli dei contatori dell’acqua e del gas, sulle quali raffigura personaggi storici, ma anche dell’arte e artisti dello spettacolo con indosso una maschera subacquea su sfondo blu, con lo scopo rendere accessibile tutta l’arte, “farla scendere dai piedistalli” dei musei e avvicinarla quanto più possibile a tutti, affinché l’opera doni qualcosa: emozione, un sorriso, ricordi o semplicemente un interessamento.

Ecco un itinerario per poter scoprire i suoi luoghi più belli di Arezzo.
1) Piazza Grande
2) Palazzo Pretorio
3) Casa Petrarca
4) Il Duomo
5) Museo Diocesano di Arte Sacra
6) Palazzo dei Priori
7) Palazzo della Provincia
8) Basilica di San Francesco e Cappella Bacci
99 Museo Statale d’Arte Medievale e Moderna
10) Casa Vasari
11) Basilica di San Domenico
12) Chiesa di Sant’Agostino
13) Museo Archeologico Gaio Cilnio Mecenate e e Anfiteatro Romano
1. Piazza Grande
Piazza Grande è il cuore di Arezzo, sede anche delle manifestazioni più importanti.
Qui 2 volte all’anno, a giugno (edizione notturna, dedicata a San Donato, patrono di Arezzo, e per questo definita “Giostra di San Donato”) e a settembre (edizione diurna, dedicata all’ immagine della Madonna del Conforto, protettrice di Arezzo, e per questo definita “Giostra della Madonna del Conforto” ), viene celebrata la tradizionale Giostra del Saracino.
Si tratta di un’antica competizione cavalleresca, che affonda le sue origini nel Medioevo e che consiste nel colpire con un colpo di lancia, al termine di un veloce galoppo a cavallo, un bersaglio, il Buratto (un automa girevole che impersona, il nemico da battere, il “Re delle Indie”) dotato di uno scudo che tiene sul braccio sinistro.
Piazza Grande, la più antica della città, colpisce subito non solo per la sua forma irregolare, ma soprattutto per la sua inclinazione, è caratterizzata, infatti, da un dislivello di circa 10 metri, che venne realizzato per favorire il defluire dell’acqua piovana.
Curiosità: questa è la piazza che compare diverse volte nella “La vita è bella” di Benigni, quando il protagonista lo si vede nell’iconica scena in bici.
La piazza è circondata, sui quattro lati, da una serie di edifici di diverse epoche storiche, dal Medioevo al Rinascimento, nonostante ciò si percepisce un’incredibile armonia architettonica:
– il Palazzo della Fraternita dei Laici, il palazzo si presenta arroccato su di una scalinata asimmetrica che mette in evidenza il dislivello su cui sorge l’intera piazza.
E’ uno dei simboli della piazza, la cui costruzione venne avviata nella seconda metà del 1200 per concludersi solo due secoli dopo, con la costruzione della torre dell’orologio, uno degli orologi più rari d’Europa, un vero e proprio capolavoro di orologeria, unico in Italia per le sue dimensioni e il tipo di funzionalità, ancora funzionante.
E’ possibile, infatti, non solo leggere l’ora, ma anche avere dati e informazioni astronomiche, come la posizione del Sole durante il giorno e della Luna nel calendario lunare, secondo la concezione Tolemaica in uso nel 1500 ovvero con la terra al centro e sole e luna che le ruotano attorno.
Il palazzo è la sede della Fraternita dei Laici un’importante istituzione laica aretina, fondata nel 1200 con lo scopo di aiutare i poveri e gli infermi, che ospita, nelle sue sale eleganti, anche un museo dove sono esposte le opere donate dagli aretini all’istituzione.
Dalle finestre del palazzo si gode di una bellissima vista su Piazza Grande e su tutta Arezzo. Al primo piano si trova anche la Casa della Musica di Arezzo, mentre al piano terra il Museo dell’Oro con opere d’arte orafa uniche, disegnate sa pittori, scultori e artisti famosi.
– L’abside della Pieve di Santa Maria, o Santa Maria della Pieve, ovvero la parte posteriore della chiesa, con la sua caratteristica forma semicircolare, si affaccia direttamente su Piazza Grande.
L’ingresso della Pieve di Santa Maria, un altro dei simboli della città, invece, si affaccia su Corso Italia, nel pieno del centro storico di Arezzo.
La chiesa è caratterizzata dal suo inconfondibile campanile, che svetta sulla città, chiamato dei cento buchi per la presenza di dieci bifore su ogni lato, disposte su cinque livelli sovrapposti.
L’interno della chiesa custodisce pregevoli opere artistiche tra cui il polittico di Pietro Lorenzetti, un’opera a tempera su tavola fondo oro, al cui centro al raffigura la “Madonna con il Bambino”, la più importante opera trecentesca di Arezzo, oltre alle reliquie di San Donato, il patrono della città.
Fonte pubblica
A lato dell’abside della Pieve di Santa Maria, in coincidenza dell’imbocco di via Seteria, dove si trova una famosa Enoteca la “Chiantineria” un luogo di riferimento per chi vuole degustare ed acquistare del buon vino, oltre a prodotti tipici, si trova un’imponente fontana in marmo, in stile neoclassico.
La costruzione della Fonte Pubblica faceva parte del più ampio progetto di realizzazione di un nuovo acquedotto per la città di Arezzo, finanziato a partire dal 1560 dalla Fraternita dei laici, con la funzione di dare da bere agli assetati.
– Palazzo del Tribunale risalente al 1700, inserito tra il Palazzo della Fraternita dei laici e l’abside della pieve di S. Maria, fu fatto edificare dalla Fraternita dei laici come sede degli uffici giudiziari. Si affaccia sulla piazza con un basamento sopraelevato, che forma una terrazza aperta su una caratteristica scalinata settecentesca.
– Palazzo delle Logge del Vasari, elegante e imponente edificio con il suo splendido porticato, è situato sul lato più alto della piazza, venne progettato da Giorgio Vasari, a metà del 1500, su commissione di Cosimo I de’ Medici.
Il nome stesso deriva dalla presenza del suo portico, dove un tempo, vi sono gli ingressi delle antiche botteghe, ed oggi, invece, ospita ristoranti e bar con tavolini all’aperto.
Il Loggiato del Vasari è considerato una delle opere più importanti del Vasari, tanto che l’opera prese il suo nome anziché quello del committente, Cosimo I de’ Medici. Nessuno dei due, però, riuscì a vedere l’opera completata: i lavori di costruzione del palazzo e delle logge, infatti, terminarono nel 1595, circa vent’anni dopo la loro morte.
Curiosità: su un pilastro del portico si può notare una targa con il divieto alla plebe di frequentare il porticato.
Colonna Infame
Sul lato nord della piazza, vicino al Palazzo delle Logge, l’attenzione viene catturata dalla colonna infame, conosciuta anche con il soprannome di petrone, che deriva dalla base di pietra su cui la colonna è posta.
La colonna era il luogo dove gli incaricati del comune affiggevano le cedole con le citazioni giudiziarie, contenenti gli inviti a comparire a giudizio per gli imputati non residenti ad Arezzo o che non si erano presentati alle udienze.
– Palazzo Lappoli e Palazzo Cofani-Brizzolari, situati sul lato opposto rispetto alla Fraternita dei landi, i due palazzi nobiliari, sono di origine trecentesca. Palazzo Lappoli composto da edifici di altezza differente e caratterizzato da un ballatoio in legno. Accanto si eleva la casa-torre della nobile famiglia dei Cofani, chiamata anche dei Cofani-Brizzolari, a causa della fusione tra la Torre Faggiolana, che spunta su tutti i palazzi della piazza e l’edificio adiacente.
La Torre Faggiolana deve il suo nome al condottiero ghibellino Uguccione della Faggiola, podestà di Arezzo nel Milleduecento.
Le decorazioni con scudi con stemmi araldici vengono posti sui palazzi della piazza aretina solo in due occasioni all’anno, ovvero nei periodi in cui si svolge la nota Giostra del Saracino (il penultimo sabato di giugno in cui si svolge l’edizione notturna e il pomeriggio della prima domenica di settembre). Al piano terra si affacciano diversi negozi di souvenir e botteghe artigianali.
Da Piazza Grande, passando accanto al Loggiato del Vasati, è possibile proseguire la camminata verso il Palazzo Pretorio.
2. Palazzo Pretorio
Costruito tra il XIV e il XV secolo, il palazzo, la cui facciata originale è ricoperta dagli stemmi dei podestà e capitani fiorentini, che operarono ad Arezzo fino al 1434, rappresenta uno degli edifici più prestigiosi del centro storico di Arezzo.
Fu abitato per secoli dalle nobili famiglie aretine, oggi è sede della biblioteca comunale di Arezzo, l’interno è visitabile gratuitamente.
L’atto di nascita della biblioteca della Fraternità dei laici, che costituisce il fondo più antico e prezioso della biblioteca città di Arezzo, risale al 1609, quando il medico filosofo aretino Girolamo Turini, lasciò per testamento alla Fraternità dei laici i suoi 2850 volumi e 15 manoscritti.
Nonostante il palazzo trasudi storia e cultura, è un luogo molto frequentato soprattutto dai giovani, alla ricerca di un luogo dove studiare in tranquillità, con una bellissima vista sul Giardino del Patricino, dove spicca un gruppo scultoreo dal titolo “Il Coro”, ispirato a una rara razza di pecora massese presente da sempre sulle colline toscane. Donate dall’artista statunitense Karen Wilberding Diefenbach al Comune di Arezzo. Le pecore in bronzo presentano il collo enfaticamente allungato, le forme nodose e lineari, quasi a creare un dialogo estetico con gli alberi dai lunghi rami che svettano nei giardini del Praticino. Un simbolo della sopravvivenza poiché si tratta di una razza in pericolo di estinzione.
D’estate è possibile utilizzare, oltre alle sale di studio interne, anche il piccolo cortile interno, caratterizzato da un delizioso chiostro.
3. Casa di Petrarca
All’interno del palazzo seicentesco, dove secondo la tradizione visse Francesco Petrarca, oggi, è stato allestito un museo, qui, si trova, inoltre, la sede dell’Accademia Petrarca di Lettere Arti e Scienze di Arezzo.
All’interno di casa Petrarca si possono ammirare oltre grandi tele rinascimentali di pittori toscani, una collezione di 250 monete antiche e una biblioteca, ricca di opere e volumi inerenti al petrarchismo, ovvero al fenomeno letterario che consiste nella riproposizione di modi stilistici e temi ispirati alla produzione lirica, in volgare, di Petrarca.
Pozzo Tofano
A due passi dalla casa Petrarca, vi è il pozzo di Tofano, un pozzo in arenaria. Il pozzo sicuramente non colpisce dal punto di vista artistico, ma, continua ad avere, un ruolo di primo piano dal punto di vista letterario: infatti, è citato in una delle novelle del Decamerone di Boccaccio, ovvero quella tra il geloso ricco mercante Tofano e la sua bella moglie Ghita.
4. Il Duomo
Il Duomo della città, conosciuto anche come la Cattedrale di Santi Pietro e Donato, è un imponente edificio, in stile gotico, costruito tra il 1200 e il 1500, sulla parte più alta della collina di Arezzo.
Singolare è la storia del suo campanile, con la sua attuale sagoma a matita, che fu ricostruito per 3 volte: infatti questo è il quarto campanile, in origine il campanile era unito alla cattedrale, ma venne abbattuto perché il suono delle campane disturbava le adunanze del vicino Palazzo dei Priori, fu, così, deciso di spostarlo più in là in corrispondenza della cappella absidale di sinistra, ma, anche, questo secondo campanile fu abbattuto a causa delle lesioni che le vibrazioni delle campane avevano provocato al muro di sostegno delle vetrate.
Si decise, quindi, di costruire un campanile distaccato dal Duomo, ma i lavori furono interrotti a causa di una falda acquifera sotterranea che comprometteva la sua stabilità. I lavori dell’attuale campanile iniziarono a metà del 1800, ma in seguito ala morte del vescovo si interruppero e il campanile rimase mozzo fino agli inizi del 1930 quando fu ultimato e venne unito alla Cattedrale mediante la costruzione degli appartamenti dei custodi del duomo.
La Cattedrale merita, senza dubbio, una visita al suo interno, (l’ingresso è gratuito), per ammirare le sette vetrate realizzate dal maestro vetraio francese Guillaume de Marcillat; oltre alla “Maddalena” di Piero della Francesca, alle terracotte robbiane (dal nome dei maestri ceramisti ideatori della terracotta invetriata, ovvero che prevede che si applichi sulla superficie della scultura una copertura a smalto lucido e colorato) presenti nella Cappella della Madonna del Conforto; il coro ligneo e il dipinto raffigurante il Battesimo di Cristo, entrambe opere di Giorgio Vasari.
5. Museo Diocesano di Arte Sacra
Proprio di fronte alla Cattedrale si trova il Palazzo Vescovile, ancora oggi sede del vescovo di Arezzo. Al piano terra ospita il Museo Diocesano di Arte Sacra, recentemente denominato Mudas Museum, che ripercorre gli otto secoli di storia di Arezzo, attraverso sculture, dipinti, codici miniati e oreficerie provenienti dal territorio della Diocesi di Arezzo, opere di artisti locali, tra cui Andrea di Nerio, Spinello Aretino, Bernardo Rossellino e Bartolomeo della Gatta, il pittore più importante della Toscana meridionale dopo Piero della Francesca.
6. Palazzo dei Priori o Palazzo Comunale
In Piazza della Libertà a pochi passi dal Duomo di Arezzo, si trova il Palazzo dei Priori, attualmente sede del Comune. L’edificio, risalente alla prima metà del 1300, è affiancato a una torre con orologio, a pianta quadrata, con le caratteristiche merlature ghibelline, ovvero a coda di rondine, che domina tutta la piazza.
Al suo interno ospita statue e affreschi di Parri di Spinello e di Teofilo Torri, oltre a tele di Giorgio Vasari e di altri artisti aretini. Per accedere al palazzo si percorre uno splendido cortile del Cinquecento con un porticato sormontato da due loggiati.
7. Palazzo della Provincia
Di fronte al Palazzo Comunale sorge un elegante edificio neogotico, il Palazzo della Provincia.
Insieme al Palazzo Comunale e al Duomo, il Palazzo della Provincia, forma un complesso di edifici paragonabile ad un’agorà ideale, dove si concentrano i principali centri amministrativi della città.
Dal 2007 i locali posti sotto al Giardino Pensile ospitano la Mostra Permanente della Fauna Selvatica, aperta, gratuitamente, al pubblico ogni primo sabato del mese e ogni prima domenica del mese in concomitanza con la Fiera Antiquaria di Arezzo, che si tiene in Piazza Grande, con orario continuato 9.30 – 18.30
Da qui imboccando una stradina in discesa si giunge nei pressi della Basilica di San Francesco.
8. Basilica di San Francesco e Cappella Bacci
Osservando dall’esterno la Basilica di San Francesco non si immagina neppure lontanamente la bellezza che nasconde al suo interno: la Cappella Bacci, un’unica navata ampia, completamente affrescata da Piero della Francesca, con il ciclo della Leggenda della vera Croce.
Piero della Francesca, nel dipingere questi meravigliosi affreschi del Quattrocento fu ispirato dai racconti della Bibbia ai quali unì quelli legati ad una leggenda popolare, la Legenda Aurea, scritta dal vescovo Jacopone Da Varagine e molto diffusa nel Medioevo, legata alla croce in legno di Gesù.
Gli affreschi, posti su tre livelli sulle pareti laterali e sul soffitto, non seguono un ordine cronologico, ma sono allineati per simmetria, in alto sono raffigurate le scene all’aperto, nella parte centrale quelle di corte su sfondo architettonico e, in basso scene relative alle battaglie.
La “Leggenda” racconta la storia del pezzo di legno con il quale fu costruita la Croce di Gesù: la cui origine venne fatta risalire al ramo che Dio mise nella bocca di Adamo morto, dai semi di questo ramo nacque un albero rigoglioso; due secoli dopo il re Salomone fece tagliare l’albero per usarlo per costruire il Tempio, il legno ricavato, però, non era docile a nessuna lavorazione e, così, venne usato come ponte su un laghetto, fino a quando la Regina di Saba ebbe una premonizione circa il suo utilizzo come croce di Cristo. A quel punto Salomone lo fece seppellire, dove rimase fino a quando gli israeliti non lo ritrovarono per realizzare la Croce di Gesù.
All’interno della Basilica di San Francesco sono conservate molte opere degne di nota, tra cui la grande Croce dipinta, sospesa sopra l’altare maggiore.
Una volta usciti dalla Basilica, continuando la passeggiata, lungo le sue stradine color ocra che trasudano di storia si può raggiungere uno dei più bei palazzi rinascimentali di Arezzo, Palazzo Ciocchi, detto anche della Dogana, uno dei più bei palazzi rinascimentali della città, al cui interno è stato allestito il Museo d’arte medievale e moderna.
9. Museo Statale d’Arte Medievale e Moderna
L’edificio, si sviluppa su tre piani, intorno a un grande cortile, con un porticato con eleganti colonne di pietra.
Il Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna può essere considerato tra i più interessanti della Toscana per ricchezza e varietà di opere tra cui dipinti di Giorgio Vasari, Spinello Aretino. Non un’unica collezione, ma tante collezioni (tra cui una preziosa collezione di maioliche, monete, armi e oreficeria) di diversa formazione e provenienza, che si uniscono a testimonianza della storia culturale e dello sviluppo artistico di Arezzo.
Tappa imperdibile di un itinerario alla scoperta delle bellezze di Arezzo è sicuramente Casa Vasari.
10. Casa Vasari
Casa del pittore e architetto Giorgio Vasari, che l’acquistò, nel 1541, subito dopo il matrimonio con Niccolosa Bacci, anche se ci visse per poco tempo, dopo si trasferì a Roma e, poi, a Firenze.
Nonostante ciò, curò personalmente la sistemazione, la decorazione e l’arredo di questo edificio che costituisce un esempio di residenza privata di artista nel gusto del manierismo toscano.
Oggi la casa è un museo e sede dell’archivio vasariano, che rappresenta una delle maggiori fonti per lo studio della storia dell’arte del XVI secolo.
Il piano nobile, l’unico aperto al pubblico, fu interamente decorato dal Vasari, è costituito da quattro stanze:
- la stanza della Fama con le quattro arti,
- la Camera di Abramo (la camera nunziale del Vasari),
- la Camera di Apollo e delle Muse,
- la Sala del Trionfo delle Virtù o (Sala del Camino).
Tutte le stanze sono caratterizzate soprattutto dalla presenza di pitture murali sulle pareti e sulle volte, oltre a dipinti su tavola che Vasari realizzò a più riprese per decorare l’abitazione.






A Casa Vasari sono anche esposti numerosi dipinti che provengono per la maggior parte dalle collezioni delle Gallerie Fiorentine, opere di pittori cinquecenteschi riconducibili in particolare ai cosiddetti “pittori dello studiolo”, ossia gli artisti che collaborarono insieme a Vasari alla decorazione dello Studiolo di Francesco I de’ Medici in Palazzo Vecchio.
All’esterno della casa vi è un giardino pensile anch’esso visitabile, che Vasari curava personalmente.
Le dimensioni del giardino sono ridotte, rispetto alla sua forma originaria, infatti, nei vari passaggi di proprietà, dopo la morte dell’artista, vennero ridimensionati fino ad essere trasformato nell’attuale giardino, con aiuole di forme geometriche, siepi basse e una fontana al centro.
11. Basilica di San Domenico
La Basilica di San Domenico, con l’asimmetrico campanile a vela è una piccola chiesa, una delle più antiche di Arezzo, risale, infatti, al 1200.
La chiesa, in stile gotico romanico, si affaccia su Piazza San Domenico, un luogo appartato e silenzioso, poco fuori dal centro storico di Arezzo.
Al suo interno ospita il Crocifisso ligneo, dipinto dal Cimabue, uno dei capolavori del 1200, una delle opere di Cimabue meglio conservate, in considerazione del fatto che molte delle sue opere sono andate perdute e quasi tutte quelle che sono giunte fino ai nostri giorni si trovano in uno stato di conservazione non ottimale.
Una grande croce, alta più di 3 metri, posta al centro dell’abside, la prima opera attribuita a Cimabue, che in realtà si chiamava Cenni di Pepo, il maestro di Giotto, che fu indicato da Vasari come il pittore che aveva rivoluzionato l’arte in Europa. Con questo crocifisso Cimabue, passò dalle figure idealizzate della tradizione bizantina a soggetti “veri”, dotati di emozioni e umanità.
Da ammirare anche le pareti della Basilica decorate da pregevoli affreschi.
Da qui si può si può percorrere in discesa Corso Italia, una via pedonale, famosa già in epoca medievale.
Corso Italia è la strada più importante del centro storico di Arezzo, la via di passeggio di aretini e turisti, dove potrete fare shopping e ammirare i palazzi storici e le chiese che si affacciano ai suoi lati.
Prima di raggiungere l’ultima tappa di questo itinerario alla scoperta di Arezzo, ovvero l’anfiteatro romano, una breve deviazione presso la Chiesa di Sant’Agostino.
12. Chiesa di Sant’Agostino
Una chiesa, un po’ lontana dal cento storico, risalente alla metà del 1200, che a causa dei diversi rimaneggiamenti, avvenuti in epoca barocca e rococò, ha perso il suo aspetto originario.
Soprattutto all’interno, dove non vi è nessuno degli affreschi originari, di cui abbiamo conoscenza solo grazie ai racconti del Vasari. Nonostante ciò, al suo interno, conserva molte tele del Settecento, sopratutto di autori locali ispirati da Piero della Francesca.
Da qui in pochi minuti si giunge al Museo Archeologico Gaio Cilnio Mecenate, dove si può passeggiare accanto ai resti dell’antico Anfiteatro Romano.
13. Museo Archeologico Gaio Cilnio Mecenate e Anfiteatro Romano
Il museo, intitolato all’aretino Gaio Cilnio Mecenate, amico e consigliere dell’Imperatore Augusto, mecenate di poeti e artisti, è stato costruito nel monastero medievale di Monte Oliveto. Ha una forma curva perché è stato costruito sui resti dell’Anfiteatro Romano, in parte ancora visibili. E’ il secondo museo più importante della Toscana, secondo solo a quello di Firenze.
Nelle 26 sale, distribuite su due piani, sono conservati reperti archeologici di arte etrusca e romana.
In particolare, al piano terreno, si possono vedere i reperti che ripercorrono la storia di Arezzo dalla sua fondazione fino all’Età Tardo-Antica, mentre al piano superiore è ospitata la sezione di paleontologia, preistoria, alto medioevo e quelle dedicate alle ceramiche, ai bronzi, alla numismatica e una collezione di oggetti donati da famiglie aretine al museo.
Il museo conserva, anche, la più ricca collezione al mondo di vasi di terra sigillata aretina, anticamente denominati Arretina vasa (tra la metà del I secolo a.C. e la metà del I d.C.), una produzione tipica dell’Arezzo romana, oltre ad una copia della famosa Chimera, (una scultura, in bronzo, che rappresenta un leone in posizione aggressiva con la bocca aperta e con artigli estroflessi, con una testa di capra che nasce dalla schiena e, a posto della coda, un serpente che morde uno dei corni della capra).
L’originale è conservato presso il Museo archeologico nazionale di Firenze.
E’ possibile visitare il museo anche, utilizzando la realtà aumentata attraverso ArcheoArezzo App, un’applicazione gratuita disponibile sia su App Store iOS , sia su Play Store Android, in italiano e in inglese con mappe, immagini, contenuti testuali e audio che completano e arricchiscono l’esperienza di visita.
Arezzo è una città che offre tantissimi luoghi che meritano di essere visti, infondo, esplorarla significa immergersi nella sua cultura per scoprire l’affascinante storia che la caratterizza.
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