Qualche giorno fa, sono entrata in una libreria alla ricerca di un libro. Da sempre, per me, un posto magico perché ogni libro ti permette di ridere, di commuoverti, di viaggiare, di sognare, in una parola di regalare emozioni.
Ne avevo sentito parlare dallo stesso autore un paio di mesi fa al TTG – Travel Experience di Rimini (il principale marketplace del turismo in Italia) durante un suo talk.
Diversamente da quello che si potrebbe immaginare, vista la location del talk, non è un libro di viaggi o almeno non nel senso letterario della parola.
E’ un libro che ti permette di fare un viaggio nel tempo e come se ti permettesse di salire su una macchina del tempo per un tuffo nostalgico nel passato analogico degli anni Novanta.
Avete capito di quale libro sto parlando?
Vi do un piccolo aiuto: l’autore è livornese ed anche attore, conduttore televisivo, regista e sceneggiatore.
Indovinato?
Nooo?
Sto parlando di Paolo Ruffini e del suo libro “Telefona quando arrivi” (2016) edito dalla Sperling & Kupfer.
Durante il talk di Rimini ho scoperto un Paolo diverso da quello che ero abituata a vedere in televisione, nella sua veste da comico. Un ragazzo, più riflessivo, che nonostante il successo è rimasto con i piedi per terra.
Profondamente legato alla sua città Livorno ed orgoglioso delle sue origini.
Una persona genuina, solare, con un ottimismo innato e una voglia di star bene e far stare bene gli altri, che avevo già avuto modo di apprezzare grazie al suo Blog #solocosebelle dove condivide bei momenti e notizie che ti scaldano il cuore.
Un artista, dall’ottimismo contagioso, con due occhi azzurro mare come il colore del mare della sua città e dai quali traspare tutto il suo amore per lei.
Paolo è un artista a 360 gradi che è in grado di farti ridere con i suoi doppiaggi, ma allo stesso tempo ti permette di riflettere attraverso i suoi monologhi, con i quali ci insegna che si può far ridere anche dicendo cose serie.
Spesso però viene criticato perché i suoi monologhi sono volgari. E’ vero usa parolacce, ma forse si dovrebbe pensare più alla sostanza dei suoi messaggi, piuttosto che soffermarsi all’apparenza, alla forma.
Telefona quando arrivi è un libro divertente, ma allo stesso tempo spinge il lettore a riflettere sul perché negli anni Novanta tutto era più bello e più spontaneo.
Anni nei quali i bambini giocavano con l’Allegro chirurgo e i ragazzi con il Game Boy.
Non ci si perdeva una puntata del Karaoke di Fiorello, di Beverly Hills e si guardavano i film di Bud Spencer e Terence Hill.
Le canzoni di Jovanotti le si ascoltava con il walkman e si girava con le compagnie in sella al proprio Ciao.
A Natale su Italia 1 c’era e ci sarà anche quest’anno Una poltrona per due e su Rete 4 Il piccolo Lord. Anni durante i quali le nostre priorità erano altre e si dava un valore diverso alle cose.
Ruffini, con poesia e quell’ironia che lo contraddistingue, ripercorre attraverso racconti e descrizione gli anni precedenti la digitalizzazione del Duemila, ponendo l’attenzione su quelli aspetti che molti di noi hanno dimenticato.
Ci riporta per un attimo a quelli anni in cui per comunicare non si utilizzavano i cellulari e Internet, ma lo si faceva direttamente con una telefonata o incontrando gli amici al solito bar o al muretto in piazza.
Quando si viveva la propria vita senza l’ansia di essere sempre connessi, non curanti di andare continuamente a vedere cosa accade sui social e senza sentire la necessità di comunicare al mondo la propria giornata.
Paolo si interroga su quanto l’avvento dei social network abbia cambiato e influenzato la nostra vita, le nostre abitudini, “…in fondo continuiamo a innamorarci” scrive Paolo “ad avere degli amici, a giocare e a divertirci come facevamo prima…” ma la tecnologia ha cambiato il nostro modo di rapportarci agli altri, la natura dei nostri rapporti.
Il messaggio di Paolo è che, quindi, dovremmo per un attimo lasciare gli schermi dei nostri smartphone, la frenesia della nostra quotidianità, per ritrovare il gusto di guardarci negli occhi, per chiaccherare, ridere, emozionarci, per ricominciare ad apprezzare nuovamente la bellezza delle piccole cose, quelle che ci rendevano veramente felici.
Anche se è inevitabile che il tempo passa non dovremmo mai dimenticarci quali sono le priorità della vita e il valore delle cose.
E voi, avete già pensato cosa regalare per Natale a un amico che era ragazzo negli anni Novanta?
In caso contrario perché non regalargli il libro di Ruffini !
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