Cosa vedere a Palermo in 3 giorni

Aristocratica e caotica, Palermo è una grande città in cui convivono i mercati più pittoreschi del Sud Italia, ma anche palazzi storici di grande pregio.

Una città affascinante, crocevia di popoli e dal passato glorioso, in cui si intrecciano culture e tradizioni diverse. Una destinazione ideale da visitare in ogni periodo dell’anno.

Ci sono talmente tante cose da vedere a Palermo che per visitarla tutta forse non basterebbero settimane: il suo centro storico è un antico scrigno che conserva tesori di inestimabile valore, tra chiese, musei, piazze e grandi parchi, oltre ad uno splendido mare! 

Palermo è una città che non smette mai di stupire. E, così, non appena ho trovato un volo in offerta per Palermo, non ci ho pensato due volte e dopo pochi giorni stavo atterrando all’aeroporto a Palermo. Un atterraggio spettacolare, l’aeroporto è collocato fra la montagna e il mare, per alcuni minuti hai l’impressione che l’aereo stia planando sull’acqua, quando ad un tratto incontra la terraferma.

A differenza di quello che ci si potrebbe aspettare, Palermo è una città grande, basti pensare che il suo centro storico è uno dei più estesi d’Europa, è, quindi, essenziale organizzarsi al meglio per vederle alcune delle principali attrazioni della città, il mio consiglio è di dedicarle almeno 3 giorni.

1 GIORNO

– POLITEAMA – VIA RUGGERO SETTIMO

– TEATRO MASSIMO

– VIA MAQUEDA

– QUATTRO CANTI

– PIAZZA BELLINI

– BALLARO’

– CHIESA DEL GESU’

2 GIORNO

– ARCHIVIO STORICO COMUNALE

– PALAZZO CASTRONE

– CATTEDRALE

– PALAZZO DEI NORMANNI/CAPPELLA PALATINA

– VILLA BONANNO

– SAN GIOVANNI DEGLI EREMITI

3 GIORNO

– CHIESA DI SAN DOMENICO

– LA RINASCENTE

– LA VUCCIRIA

– VIA VISITA POVERI

– CHIESA DELLO SPASIMO

– I MURALES DELLA KALSA

– ORATORIO DEI BIANCHI

1 Giorno

Teatro Politeama e Via Ruggero Settimo

Una volta giunta a Palermo, il tempo di sistemarmi nel B&B nei pressi del Politeama e subito sono pronta per andare alla scoperta della città. Il mio itinerario inizia, proprio, dal Politeama Garibaldi (da molti erroneamente chiamato Teatro Politeama), situato al centro di Palermo. Un meraviglioso teatro che con la sua elegante struttura circolare domina le due grandi piazze (Ruggero Settimo e Castelnuovo), sulle quali si affaccia, a tal punto che vengono comunemente chiamate Piazza Politeama.

Palermo-Piazza-Castelnuovo

Il Teatro colpisce soprattutto per il magnifico portale, sul quale svettano le statue bronzee che rappresentano il “Trionfo di Apollo ed Euterpe”.

Palermo-Politeama

Venne inaugurato nel 1874 anche se incompleto nelle decorazioni interne ed esterne, non vi erano pavimenti, porte, camerini e soprattutto era privo della copertura in metallo che fu aggiunta solo tre anni dopo.

Oggi il teatro che può accogliere circa mille spettatori (originariamente era stata progettato per ospitarne cinquemila), è la sede dell’Orchestra Sinfonica Italiana, una delle maggiori orchestre sinfoniche nazionali, nata nel 1951.

Dal Teatro Politeama, vista la splendida giornata di sole, mi godo una bella passeggiata lungo Via Ruggero Settimo, una delle vie più importanti di Palermo definita, anche, il Salotto di Palermo, interamente pedonale dove ammirare le vetrine dei numerosi negozi che l’affollano. Proseguendo la mia passeggiata, arrivo fino a Piazza Giuseppe Verdi, che può essere considerato il centro di Palermo, sempre piena di artisti di strada, ragazzi e turisti, uno dei luoghi più vivi e belli della città. La piazza è dominata dal meraviglioso Teatro Massimo, uno dei più importanti d’Europa.

Teatro Massimo

Il più grande edificio teatrale lirico d’Italia ed uno dei più grandi d’Europa (terzo per ordine di grandezza architettonica dopo l’Opéra National di Parigi e la Staatsoper di Vienna): magnifico, elegante ed imponente. Uno splendido edificio neoclassico, costruito alla fine dell’Ottocento, diventato un simbolo di Palermo, caratterizzato da un’enorme cupola e una magnifica scalinata ai lati della quale troneggiano due leoni in bronzo.

Palermo-Teatro-Massimo-4

Per rivivere l’atmosfera raffinata di altri tempi, passeggiando tra le sue sale ricche di broccati, legni intarsiati, marmi e specchi, vi consiglio di visitare anche l’interno. Il teatro è visitabile tutti i giorni con un tour guidato dalle 9:30 alle 17:30 (ultima visita alle 17:00).

Palermo-Teatro-Massimo-3

Una curiosità legato al Teatro Massimo nel 1990 divenne set cinematografico di alcune riprese del film Il padrino – Parte III di Francis Ford Coppola, con Al Pacino, il padrino Michael Corleone si reca a Palermo per assistere al debutto del figlio nella Cavalleria rusticana, di Pietro Mascagni.

Palermo-taetro-Massimo-by-night

Dal Teatro Massimo continuo la passeggiata lungo via Maqueda, conosciuta anche come la Strada Nuova.

Via Maqueda

Una strada storica di Palermo, lunga circa 1, 5Km, che prende il nome da colui che la tracciò: il duca di Maqueda, Bernardino de Cárdenas y Portugal, Viceré di Sicilia dal 1598 al 1601. Via Maqueda, rappresenta la storia della città, ma è anche la via del passeggio di Palermo, una via pedonale, anche se non larghissima.

Palermo-Via -Maqueda-3

Un luogo vivo e vivace a qualsiasi ora del giorno, ma soprattutto alla sera, pieno di bar, ristoranti e negozi.

Palermo-Via-Maqueda

Palermo-Via-Maqueda-by-night

Lungo via Maqueda si trova uno dei luoghi meno conosciuti di Palermo, si corre il rischio di passargli accanto e non notarlo.

Galleria delle Vittorie

E’ uno dei pochi esempi di galleria commerciale in Sicilia, costruita in epoca fascista, sull’esempio di gallerie commerciali di altre città italiane, chiamata così perché il suo compito era quello di commemorare le vittorie dell’Italia fascista. Dall’esterno, appare come un grande palazzo di 5 piani nello stile futurista dell’epoca. La galleria presenta 3 ingressi il principale è su via Maqueda e commemora il 9 maggio 1936, giorno della proclamazione dell’Impero Italiano con il discorso di Mussolini a Roma.

In origine la struttura metallica della galleria reggeva una copertura in vetro, oggi scomparsa.

Palermo-Gallerie-delle-Vittorie-4

Nella Galleria si trova un cocktail bar, il Mak Mixology un locale curato nei dettagli, a tratti stravagante, con i suoi arredi, i suoi tavoli e le sue poltroncine, in stile anni Trenta, dall’atmosfera intima e riservata che non ti aspetteresti mai di trovare vista la sua posizione centrale.

Un posto magico che permette di fare un salto nel passato, sorseggiando un ottimo cocktail accompagnato da buona musica jazz in sottofondo, o magari seduti al tavolino collocato all’interno particolarissima voliera in ferro battuto, posta in galleria.

Palermo-Galleria-delle-Vittorie-2

Ritorno in via Maqueda, camminare lungo questa strada significa ripercorrere la storia della città.

Palermo-Galleria-delle-Vittorie-4

La realizzazione di Via Maqueda suddivise ufficialmente Palermo nei quattro quartieri storici, detti mandamenti (Tribunali, Castellamare, Palazzo Reale, Monte di Pietà). Ognuno mandamento prende il nome dall’edificio civile più importante della zona:

– mandamento Tribunali, conosciuto anche come Kalsa, dall’arabo (al-Khālisa), “la pura” o “l’eletta”, deve il suo nome alla presenza dell’ex tribunale dell’Inquisizione, un palazzo storico comunemente, noto con il nome Palazzo Chiaramonte-Steri.

– mandamento Castellammare, conosciuto anche come la Loggia, deve il suo nome alla presenza di un baluardo difensivo, il Castello a Mare, di cui oggi si possono vedere solo i resti, fortemente danneggiato durante l’insurrezione di Palermo del 1860 e definitivamente demolito nel 1923.

– mandamento Palazzo Reale, (conosciuto anche come l’Alberghiera, prende il nome da “Albergare Centurbi et Capicii“, ovvero il territorio in cui Federico II deportò, nel 1243, gli abitanti di Centuripe e di Capizzi che si erano ribellati alla sua autorità), include al suo interno il Palazzo dei Normanni, residenza dei sovrani di Sicilia.

– mandamento Monte di Pietà, (conosciuto anche come Seralcadio o Capo, il termine Seralcadio deriva dall’arabo el-Sakalibab ovvero gli Schiavoni, un gruppo di mercenari arabi che abitavano, questa zona di Palermo durante il X secolo. Successivamente il quartiere venne chiamato “Capo” corrompendo la parola latina “Caput Seralcadi”, che stava ad indicare la parte alta del quartiere), al cui interno sorgeva il Monte dei Pegni.

Ogni mandamento (Tribunali/Kalsa; Castellammare/Loggia; Palazzo Reale/Albergheria e Monte di Pietà/Seralcadio-Capo) si distingueva per differenti culture, feste popolari e religiose, oltre che per stemmi civici ed inflessioni dialettali. Fino al 1924 anno in cui Santa Rosalia divenne patrona di Palermo, ogni mandamento aveva, infatti, una propria santa patrona ed un suo stemma.

Quattro Canti

I quattro mandamenti si incontrano a Piazza Villena (chiamata, così, in omaggio al Viceré Villena) anche se la piazza è meglio conosciuta come i Quattro Canti o Teatro del Sole, perché in ogni stagione, almeno uno dei quattro canti è illuminato dal sole. Le facciate dei palazzi, dalla forma concava, che costituiscono i Quattro Canti seguono una precisa logica tematica decorativa, dal basso verso l’alto, dalla natura fino al cielo.

Palermo-Quattro-Canti-3

I Quattro Canti sono anche il punto di confluenza delle due arterie principali la Via Maqueda e il Cassaro (oggi via Vittorio Emanuele), la strada più antica di Palermo, il cui nome deriva dall’antico nome arabo al Qasr (la fortificata): infatti questa zona, durante la dominazione araba, venne fortemente fortificata.

Il nome Cassaro venne mantenuto a lungo, solo dopo l’unificazione dell’Italia venne cambiato in via Vittorio Emanuele.

Palermo-Quattro-Canti

In ognuno dei palazzi dei Quattro Canti è possibile ritrovare i tre ordini: dorico, ionico e composito.

Palermo-quattro-canti-5

Al piano inferiore, a livello della strada, vi sono le fontane che rappresentano i corsi d’acqua che un tempo attraversavano Palermo: partendo da sud: Oreto, Pannaria, Papireto e Kemonia.

Risalendo la facciata vi sono le statue, in stile dorico, raffiguranti divinità greche, poste come simbolo delle stagioni (Venere per rappresentare la primavera; Cerere (la divinità materna della terra) per l’estate, Bacco per l’autunno, Eolo per l’inverno).

Sollevando ancora lo sguardo verso l’alto, si scorgono, in stile ionico, le statue di quattro regnanti spagnoli (Carlo V, Filippo II, Filippo III e Filippo IV), originariamente realizzate in bronzo e sostituite, nel 1661, con le attuali, in marmo di Carrara.

Nella parte superiore vi sono, poi, le statue delle sante protettrici di ogni mandamento (Santa Caterina, Santa Ninfa, Sant’Oliva e Sant’Agata) ed, infine, in cima, ad ogni facciata, spicca lo stemma del mandamento (il serpente verde in campo oro per l’Albergheria, Ercole che atterra il leone per il Capo, lo stemma della casa reale d’Austria per la Loggia ed il fiore della rosa per la Kalsa).

Palermo-Quattro-Canti-4

Continuando la passeggiata lungo via Maqueda, a solo passi dai Quattro Canti, mi ritrovo in Piazza Pretoria, comunemente chiamata dai palermitani Piazza della Vergogna, con la sua maestosa fontana che troneggia al suo centro.

Palermo -Piazza-Pretoria-2

Diversamente da quello che si potrebbe pensare, il nome della piazza non deriverebbe dalla nudità delle sue statue, che andavano contro il buoncostume dell’epoca, ma all’ingente somma di denaro che il Senato palermitano spese per il suo acquisto.

Palermo-Piazza-Pretoria-3

Dato il momento storico di miseria, epidemie e carestia che stava vivendo la città, si narra che quando uscivano dal palazzo i componenti del Senato, i palermitani gridassero: “Vergogna, Vergogna”.

La Fontana di Piazza Pretoria, realizzata interamente in marmo di Carrara e di Billiemi (un marmo storico palermitano che presenta una particolare colorazione grigio scuro) e racchiusa da una cancellata in ferro battuto, aggiunta solo alla metà dell’Ottocento, con le sue alternanze di piani e scalinate, è un complesso architettonico di rara bellezza. Fu realizzata per ornare una villa fiorentina e, solo, successivamente, acquistata dal Senato palermitano, arrivò a Palermo smontata in 644 pezzi.

Palermo -piazza-pretoria

Palermo-Piazza-Pretoria-2

Sembra che addirittura Bernini per la realizzazione della fontana dei quattro fiumi a Piazza Navona a Roma, si sia ispirato proprio alla fontana di Piazza Pretoria e al suo costruttore, Camilliani.

L’ imponente fontana è circondata, su tre lati, da quattro edifici che contribuiscono ad impreziosirla:
– il Palazzo Pretorio, noto anche come Palazzo delle Aquile, oggi sede del Comune;

– la Chiesa di Santa Caterina;

– il Palazzo Bonocore, risalente agli inizi del 1500 con la sua facciata neoclassica. Riaperto al pubblico, dopo un restauro, è entrato a far parte stabilmente del circuito museale cittadino, quale prestigiosa location di un’azienda che si occupa di produzione, organizzazione ed allestimento di mostre d’arte e multimediali.

-il Palazzo Bordonaro, anch’esso cinquecentesco, un edificio di rara bellezza, che purtroppo continua a versare in stato di abbandono, nonostante il restauro, iniziato verso la fine degli anni Novanta, poi, interrotto ed ancora non portato a termine.

Palermo-Piazza-Petroria

Palazzo Pretorio

Palazzo Pretori fu costruito nel 1470 dall’architetto Giacomo Bonfante per volere del pretore Pietro Speciale. Durante i secoli subì innumerevoli trasformazioni, tra le più importanti quella avvenuta nel 1553 quando l’ingresso principale fu spostato dalla Piazza Bellini a Piazza Pretoria. Sulla facciata principale, all’interno di una nicchia, vi è posta la statua della Santa patrona di Palermo, Santa Rosalia.

Palermo-Piazza-Petroria-3

In Piazza Pretoria si trova anche una delle chiese più belle della città, uno degli esempi più imponenti del barocco palermitano, la Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria.

Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria

La chiesa presenta in realtà due ingressi, entrambi preceduti da una bellissima scalinata a doppia rampa. In Piazza Pretoria, denominata un tempo “Piano della Corte”, vi è, in realtà, l’ingresso minore della chiesa, quello principale, invece, si affaccia in Piazza Bellini, l’antico “Piano di San Cataldo”.

Palermo-Chiesa-Santa-Caterina

Al suo interno la Chiesa di Santa Caterina è un tripudio di stucchi, marmi ed affreschi che, in perfetto stile barocco, decorano ogni centimetro quadrato non solo della volta e delle cupole, ma anche delle pareti, dei pavimenti e delle colonne.

Palermo-Chiesa-di-Santa Caterina

Accanto alla Chiesa di Santa Caterina sorge il monastero trecentesco, un tempo, appartenuto alle suore domenicane. Sorto nel 1311 era considerato uno dei monasteri più prestigiosi di Palermo ed ospitava religiose provenienti dalle più ricche famiglie della città.

Palermo-il-Convento-di-Santa-Caterina

La chiesa, così come il monastero e le terrazze sono visitabili, acquistando un biglietto d’ingresso.

Una curiosità: all’interno dell’antico monastero potrete assaggiare le specialità dolciarie prodotte nella pasticceria artigianale “I segreti del chiostro, secondo le antiche ricette delle monache di clausura.

Palermo-I-segreti-del-Chiostro

Dal XV e fino al XIX secolo, infatti, per acquistare un vassoio di dolci per la domenica o per qualche occasione importante, non ci si recava in una pasticceria, bensì in un convento.

Palermo-I-segreti-del-chiostro

La pasticceria non ha tavolini, ma potete gustare i dolci direttamente nell’adiacente giardino di rose, seduti sulle panchine del bellissimo chiostro, dal pavimento maiolicato, all’ombra degli alberi da frutta.

Palermo-i-segreti-del-Chistro

Su Piazza Bellini vi è un unico ingresso che conduce sia alla pasticceria (ad ingresso gratuito) sia alla chiesa e al monastero (a pagamento). Non fatevi ingannare dalla biglietteria della chiesa che troverete a destra salendo le scale, salite ancora le scale e a sinistra troverete l’accesso alla pasticceria.

Palermo-I-segreti-del-chiostro-3

Vi è solo l’imbarazzo della scelta, io ho assaggiato una cassata al forno, forse non tutti sanno che la primissima versione del celebre dolce siciliano era quella al forno ed una cassata antica, una cassata con pan di Spagna con sopra un topping di mandorle e pistacchio, un’esplosione di sapori, difficile da descrivere a parole.

Palermo-I-segreti-del-chiostro-2

Piazza Bellini: Martorana e Chiesa di San Cataldo

In Piazza Bellini si trovano, anche due delle chiese simbolo di Palermo: la Martorana e la Chiesa di San Cataldo, inserite dall’UNESCO nell’ambito dell'”Itinerario Arabo-Normanno di Palermo, Cefalù e Monreale” entrambe situate in una posizione sopraelevata rispetto a Piazza Bellini.

Palermo - Chiesa di San Cataldo

La Martorana

La Martorana, fu fatta costruire da Giorgio di Antiochia, ammiraglio della flotta del re, Ruggero II d’Altavilla, per ringraziare la Vergine della protezione che gli aveva concesso durante gli anni trascorsi in mare.
Il nome della chiesa deriva da Eloisa Martorana, fondatrice di un convento di monache benedettine che nel 1453 ereditarono la chiesa, in seguito alla donazione da parte di Re Alfonso d’Aragona. La Martorana, si presenta come una chiesa di piccole dimensioni che al suo interno nasconde un vero e proprio tripudio di arte bizantina, tra mosaici e decorazioni.

Palermo -Martorana

Ed è proprio alle monache benedettine che si deve l’invenzione della frutta martorana: durante la visita del papa, non potendo servire frutta fresca, poiché il raccolto era già passato, le monache realizzarono dei frutti di pasta di mandorle da attaccare agli alberi per essere poi staccati e mangiati.

Per pranzo, ritorno in Via Maqueda, per un’arancina da Sfrigola, la più buona che abbia mai assaggiato, la frittura è croccante e non unta, tutta la preparazione è a vista, le arancine vengono fritte al momento (quindi bisognerà aspettare un po’, arrivano al tavolo bollenti, aspettate alcuni minuti prima di addentarle). Vengono proposti diversi gusti, dalle più classiche, come alla carne, burro (con prosciutto e mozzarella), norma (melanzana, pomodoro e ricotta salata), ad altre più moderne ed estrose, come pollo al curry, quattro formaggi e saporita (con porchetta e funghi).

Sfrigola-Palermo

La bontà delle arancine di Sfrigola (mi raccomando rigorosamente al femminile, siamo a Palermo) mi hanno talmente conquistato che sono tornata più volte durante i miei giorni a Palermo.

Palermo-Sfrigola-arancina

Dopo un’ottima pausa pranzo, a base di arancine, ritorno in Piazza Bellini per visitare la Chiesa di San Cataldo.

La Chiesa di San Cataldo

Più piccola rispetto alla Martorana, ma non meno imponente in altezza, con le sue cupole rosse è diventata uno dei simboli di Palermo.

Palermo - Chiesa-San-Cataldo

Si ritiene, però, che le celebri cupole rosse di Palermo, in origine, non fossero rosse e siano, solo, il risultato di un errore. Secondo lo storico Rosario La Duca, infatti, le cupole normanne solitamente venivano coperte con un intonaco impermeabilizzante, formato da calce, sabbia e “coccio pesto”, di un colore leggermente rosato che poteva diventare grigio, dopo l’esposizione agli agenti atmosferici. Nel 1800 in occasione del restauro della chiesa di San Giovanni degli Eremiti, l’architetto Giuseppe Patricolo ritenne che l’intonaco ritrovato fosse di colore rosso e, così, decise di rivestire le cupole di tutte le chiese, da lui restaurate, anche San Giovanni degli Eremiti e San Giovanni dei Lebbrosi, con un intonaco dal colore rosso vivo.

La Chiesa di San Cataldo, realizzata da maestranze islamiche, custodisce al suo interno mosaici di rara bellezza. A differenza di molte chiese di Palermo colpisce perché non è sfarzosa, le sue pareti sono nude, prive di qualsiasi decorazione e ciò contribuisce a mettere in risalto la nitidezza architettonica della chiesa.

Mercato di Ballarò

E’ l’ora di pranzo e tappa successiva non può essere che il mercato di Ballarò, situato a ridosso di Via Maqueda, il mercato più antico e grande della città, risalente all’epoca della dominazione araba, che viene allestito ogni giorno nella piazzetta della Chiesa del Carmine, caratterizzata dall’imponente cupola di maioliche smaltate, che si scorge già da lontano.

Palermo-Ballarò-3

Vi sono diverse ipotesi sull’origine della parola Ballarò: secondo alcuni il termine deriverebbe da Bahlara, un antico villaggio, vicino Monreale, da dove provenivano i mercanti arabi che affollavano il mercato palermitano; secondo altri deriverebbe da Ag-Vallaraja (titolo dei sovrani della regione indiana del Sind), poiché nel mercato si vendevano le spezie provenienti dal Deccan. Altri, ancora, fanno risalire l’origine etimologica di Ballarò a “balalah” la cui traduzione è “confusione”, o da “segelballarat” ossia “piazza del mercato”.

E’ un luogo molto frequentato e affollato, si cammina tra una moltitudine di bancarelle, accompagnati dalle voci e dalle grida dei venditori. Estremamente suggestive, infatti, sono le cantilene in palermitano, le cosiddette “abbaniate”, ogni venditore ha le sue che creano una sorta di “melodia” unica nel suo genere, utilizzate per attirare gli acquirenti, pubblicizzando la bontà ed il prezzo conveniente dei loro prodotti.

Palermo-Ballarò-4

Visitare Ballarò è un’esperienza di totale immersione nella Palermo più popolare ed autentica.

Palermo-Ballarò-6

L’ambiente è vivace, ricco di colori, odori e sapori. si può trovare di tutto: dai vestiti allo street food, cibo crudo o cotto, frutta e verdura, pesce, spezie, souvenirs, spremute fresche d’arance e melograni.

Palermo-Ballarò

Un luogo a tratti caotico, spesso affollatissimo, dove consumare cibo da strada cotto al momento, seduti ai tavolini disposti in po’ ovunque, tra motorini che passano in mezzo ai banchi e alle persone.

Chiesa del Gesù

Ai margini del mercato di Ballarò si trova una delle più importanti chiese del periodo barocco di Palermo e dell’intera Sicilia.

È una delle chiese più belle di Palermo, ricca ed appariscente, ti lascia senza fiato non appena varchi la sua soglia.

Palermo-Chiesa-del-Gesù

Dall’esterno non immagini minimamente la bellezza che conserva al suo interno, la chiesa edificata dai Gesuiti, rispecchia appieno la filosofia dell’ordine monastico: semplicità esteriore (la facciata è estremamente semplice, austera, e quasi anonima), ricchezza interiore (paramenti e soffitti sono un trionfo di marmi, di statue e di arabeschi). Una ricca decorazione copre interamente, dal pavimento al soffitto, tutti i muri e le colonne della chiesa, dalle navate alle cappelle, in ogni dove si estende un susseguirsi di sculture, intarsi policromi e stucchi.

Colpiscono, in particolare modo, gli affreschi giallo-verde-azzurro delle volte.

Palermo-Chiesa-del-Gesù-2

La chiesa è conosciuta dai palermitani con il nome di Casa Professa, nome che le deriva dall’ordine dei Gesuiti, chiamati anche Padri Professi perché professano un quarto voto (obbedienza speciale al Papa).

La prima giornata alla scoperta di Palermo si conclude con un aperitivo prima e una cena a base delle migliori specialità palermitane in via Maqueda.

2 GIORNO

– ARCHIVIO STORICO COMUNALE

– PALAZZO CASTRONE

– CATTEDRALE

– PALAZZO DEI NORMANNI/CAPPELLA PALATINA

– VILLA BONANNO

– SAN GIOVANNI DEGLI EREMITI

Dopo una colazione con cappuccino e cornetto alla crema, ancora caldo, fatto artigianalmente, consumata presso un bar, due passi dal Politeama, in via Principe di Belmonte, vera e propria oasi verde che attraversa la Via Ruggero Settimo. Una via interamente pedonale ricca di negozi, di bar e chioschi di fiori coloratissimi, nata nel lontano 1985, quando Via Ruggero Settimo era ancora una via aperta al traffico, dall’accordo di tutti i commercianti della zona, sono pronta a tornare in Via Maqueda, per scoprire uno dei tanti tesori nascosti lungo la via.

Archivio Storico Comunale

Situato all’interno della Meschita che, insieme con la Guzzetta, costituiva una delle contrade della Giudecca palermitana, ovvero del quartiere ebraico cittadino. L’archivio conserva tutta la documentazione prodotta dagli organi del governo di Palermo attraverso i secoli, in una collezione, divisa in sezioni, che va dalla fine del XIII secolo fino alla metà del 1900, consente di ricostruire buona parte della storia della città.

Palermo-Archivio-Comunale-5

Sette km di scaffalature lignee ricoperte da volumi, per lo più manoscritti, tra cui il prezioso l’editto di espulsione degli ebrei dalla Sicilia, conosciuto anche come l’Editto di Granada, del 1492. Anno in cui il re Ferdinando d’Aragona e la regina Isabella di Castiglia obbligarono tutti i territori a loro sottoposti, e quindi anche la Sicilia, all’espulsione degli ebrei non convertiti.

Palermo-Archivio-Comunale-6

Mi colpisce particolarmente la Sala Almeyda, dal nome dell’architetto che la progettò a fine Ottocento, caratterizzata da uno slancio verticale, le pareti sono rivestite da grandi scaffalature di legno, alle quali si accede attraverso una scaletta a chiocciola metallica. (L’edificio è visitabile gratuitamente solo con visite guidate durante gli orari d’apertura).

Palermo-Archivio-Comunale

Palazzo Castrone detto anche Santa Ninfa

Ritorno nuovamente in direzione dei Quattro Canti e da lì imbocco via Vittorio Emanuele, l’antico Cassaro Alto. Tra i tanti palazzi che costeggiano la strada mi colpisce Palazzo Castrone, uno dei più pregevoli edifici del XVI secolo, caratterizzato da una luminosa loggia interna, chiusa da tre archi a tutto sesto che si reggono su colonne e semicolonne.

Nel cortile interno, dove svetta un’alta palma dal sapore esotico, si trova un negozio di antiquariato, una fontana in marmo, con un bassorilievo raffigurante il mito di Perseo ed Andromeda ed uno scalone settecentesco.

Palermo-Palazzo-Castrone

Palermo-Palazzo-Castrone-2

Si respira una bella atmosfera, sembra quasi di fare un tuffo nel passato. Il palazzo nobiliare è conosciuto anche con il nome di “Santa Ninfa”, poiché dalla fine del Seicento fino ai primi del 1800 fu di proprietà dei Giardina, Marchesi di Santa Ninfa.

La Cattedrale

A pochi passi dal Palazzo Castrone sorge la Basilica Cattedrale Metropolitana Primaziale della Santa Vergine Maria Assunta, nota semplicemente come Duomo o Cattedrale di Palermo, il principale luogo di culto cattolico della città di Palermo.

Dal 2015 fa parte del Patrimonio UNESCO nell’ambito della Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale.

La costruzione della Cattedrale venne commissionata per volontà dell’arcivescovo Walter Ophamill verso il 1170: questo rappresentò il primo nucleo della costruzione attuale.

Davanti la facciata principale della cattedrale si trova un grande piazzale il Planum Ecclesiae, uno spazio inizialmente libero che solo a partire dalla metà del 1600 fu ornato, per volere dell’Arcivescovo di Palermo Pietro Martinez y Rubio, con le statue delle sei Sante Vergini protettrici della città, fino ad ospitare altre statue per un totale di 20 statue.

Palermo-Cattedrale-

A queste si aggiunge una singolare scultura di Vincenzo Muratore, “Creazione – A mio padre”, che sembra quasi legare simbolicamente e visivamente lo spazio pubblico alla sacralità della chiesa.

Palermo-Cattedrale-scultura

L’aspetto attuale della cattedrale è il risultato di innumerevoli trasformazioni e ristrutturazioni nel corso dei secoli, una fusione di stili dove si possono riconoscere elementi greci, arabi, romani, normanni, gotici e catalani.


Nella cattedrale è possibile individuare diverse zone: a sinistra le torri in stile gotico, al centro la maestosa facciata d’ingresso, con il porticato con le tre arcate in stile gotico catalano, arricchita dalla cupola; a destra la torre con il grande orologio. Tutto l’esterno della Cattedrale è abbellito con tantissimi decori in stile islamico che la rendono semplice, ma al contempo elegante.

Palermo-Catterdale-torri

Palermo-facciata-cattedrale

Palermo-Cattedrale-orologio

L’interno della Cattedrale è diviso in due aree, la prima a libero ingresso e la seconda detta “Area Monumentale” a pagamento.

Palermo-Cattedrale-interni

Palermo-cattedrale-interni-2

Dell’area monumentale fanno parte:

– le Tombe reali, situate nella parte sinistra della chiesa, imponenti e dall’aspetto austero, custodiscono i resti dei sovrani normanni, tra cui Federico II e di suo nonno Ruggero II, fondatore del Regno di Sicilia.

– il Tesoro della Cattedrale, situato nella parte destra della Cattedrale, che comprende diversi oggetti preziosi, dai gioielli, tra cui la Corona imperiale di Costanza D’Aragona e preziosi arredi liturgici.

– la Cripta, dove sono custodite le tombe degli Arcivescovi di Palermo. Di solito la cripta è un ambiente ipogeo situato al di sotto del presbiterio o della navata centrale. Nella cattedrale di Palermo, invece, la cripta è contigua alle fondamenta delle absidi. Per accedervi bisogna passare attraverso la sagrestia dei Canonici, accanto alla Cappella di Santa Rosalia, nella quale è conservata una preziosa urna con le reliquie della santa.

– i Tetti della cattedrale, uno dei luoghi più suggestivi di tutta Palermo da cui ammirare una splendida vista sulla città. Per salire sui tetti bisogna percorrere una stretta scala, ma la vista da lassù da sola merita la visita alla Cattedrale.

Palermo-Cattedrale-tetti

Palermo-vista-tetti-cattedrale

Tra le curiosità della Cattedrale di Palermo vi è una meridiana lunga oltre 21 metri: lo strumento per misurare l’ora è rappresentato da un foro in una cupola di una delle navate laterali che proietta il sole lungo l’asse della meridiana. È costituita da una barra di ottone, incastonata nel pavimento e decorata con un’orlatura di marmo bianco in cui furono inseriti i segni zodiacali.

Palermo-Cattedrale-meridiana

Per pranzo un’arancina al volo e un cannolo, ho poco tempo a disposizione, la tappa successiva, Palazzo dei Normanni, infatti, chiude presto al pomeriggio alle 16:30.

Palazzo dei Normanni

Conosciuto anche con il nome di Palazzo Reale è la più antica residenza Reale d’Europa.

Palermo-Palazzo-dei-Normanni

Fu dimora del Regno di Sicilia, in seguito, sede imperiale di Federico II e Corrado IV e dello storico Parlamento Siciliano. I Normanni trasformarono il Palazzo nel centro nevralgico della loro monarchia, un tempo era collegato dalla Cattedrale da una via coperta. Nel Settecento e Ottocento il palazzo subì diversi ristrutturazioni e restauri.


Dopo l’Unità d’Italia, il Palazzo reale divenne sede di diverse accademie e nel 1921, fu acquistato dal governo. Nel 1947, il Palazzo divenne sede dell’Assemblea della Regione Sicilia, dove ancora oggi, si riunisce il Parlamento Siciliano che si fregia di essere il più antico d’Europa, essendo stato istituito da re Ruggero nel 1140.

Palermo-Palazzo-dei-Normanni-2

Si deve proprio a Ruggero II la costruzione della magnifica cappella interna al palazzo, la “Cappella Palatina”, che significa “Cappella di Palazzo” dedicata ai Santi Pietro e Paolo, fatta costruire dopo la sua incoronazione ed utilizzata come cappella privata.

Cappella Palatina

Un luogo di rara bellezza, che dal punto di vista architettonico rappresenta l’incontro tra le culture e religioni diverse, legate alle complessa storia di Palermo. La sua costruzione fu infatti coinvolta da maestranze bizantine, islamiche e latine. 

Guy de Maupassant, durante il suo viaggio in Italia, alla volta del Grand Tour, la descrisse come “La più bella chiesa del mondo, il più sorprendente gioiello religioso sognato dal pensiero umano». Dal 2015 è sito del Patrimonio Mondiale Unesco nell’ambito del percorso di Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale.

L’intera superficie della cappella è coperta da mosaici di eccezionale bellezza, raffiguranti scene del Vecchio e Nuovo Testamento.

Palermo-Cappellla-PalatinaColpisce in particolare la raffigurazione del Cristo Pantocratore che compare per ben tre volte, in tre punti diversi della chiesa. Al centro della cupola si staglia l’immagine di Cristo Pantocratore, rappresentato in atto benedicente con la mano destra, con l’aureola a croce greca e le vesti che richiamano quelle di un imperatore.

Palermo-cappella-palatina

La visita al Palazzo dei Normanni comprende, oltre alla Cappella Palatina, anche i Giardini Reali e gli Appartamenti Reali, costituiti da 11 sale diverse, tra cui spicca la Sala di Ercole, che trae il suo nome dalla pittura al suo interno, completata da Velasquez, raffigurante il ciclo dedicato all’eroe mitologico greco.

Fate attenzione perchè la domenica e i festivi il Palazzo dei Normanni è aperto solo al mattino fino alle 12:30.

Villa Bonanno

Dopo il gran camminare, una breve sosta su una delle panchine di Villa Bonanno un giardino pubblico, ricco di palme, ben curato, intitolato al sindaco di Palermo Pietro Bonanno che volle realizzare quest’opera per riqualificare la zona antistante il palazzo dei Normanni e sono di nuovo in marcia direzione le cupole di San Giovanni degli Eremiti.

Palermo-Villa-Bonanno-2

Palermo-Villa-Bonanno

San Giovanni degli Eremiti

Dopo la breve sosta, decido di recarmi presso uno degli edifici medievali più importanti di Palermo, situato vicino al Palazzo dei Normanni, San Giovanni degli Eremiti, uno dei monumenti-simbolo della città, anch’esso di epoca normanna.

Costruita secondo i canoni dell’architettura siculo-normanna è caratterizzata dalle 5 cupole semisferiche dipinte di rosso, anche se la parte più bella è il chiostro, un tempo il centro della vita benedettina.

Palermo-San-Giovanni-degli-eremiti-2

Il Chiostro, inserito in un giardino lussureggiante, ricco di alberi di agrumi e nespole, è una vera e propria oasi di pace nel cuore di una caotica Palermo.  Colpisce con la sua disarmante eleganza, enfatizzata dalle colonne bianche e snelle appaiate con arcate gotiche a sesto acuto.

Palermo-San-Giovanni-degli-Eremiti

E’ ora dell’aperitivo, scelgo di andare da ‘Nni Francu u’ Vastiddaru, una vera e propria istituzione a Palermo, si dice che qui si mangi il migliore street food palermitano, avevano ragione.

Situato in Via Vittorio Emanuele lo riconoscerete da lontano visto che ha sempre la fila fuori dal locale; da provare assolutamente panelle e crocchette, all’interno di una mafalda, la tipica piccola pagnotta cosparsa di semi di sesamo. Potrete mangiare ai tavolini situati all’aperto oppure scegliere di andare a sedervi su una panchina del Giardino Garibaldi, in Piazza Marina, un’oasi di silenzio, immersa nel verde, con piante ed alberi esotici, tra cui svetta il Ficus macrophylla, più grande d’Europa con le sue lunghe e sinuose radici aeree.

Il Giardino Garibaldi è uno degli angoli più suggestivi della città vecchia, a pochi passi da alcuni dei monumenti più importanti: come il Palazzo Chiaromonte-Steri, o il Palazzo Abatellis, in stile gotico catalano, sede della Galleria Regionale della Sicilia, o il Carro di Santa Rosalia, un carro a forma di vascello, metafora della voglia della città di trionfare sui propri mali, come la Santuzza fece sulla peste.

Carro-della-Santuzza-Palermo

Oppure potete scegliere di andare a sedervi in riva al mare, su una delle panchine della Cala, una piccola insenatura nel cuore di Palermo, dalla caratteristica forma ad U, con decine di parche di piccole e medie dimensioni.

Palermo-Cala-

3 GIORNO

– CHIESA DI SAN DOMENICO

– LA RINASCENTE

– LA VUCCIRIA

– VIA VISITA POVERI

– CHIESA DELLO SPASIMO

– I MURALES DELLA KALSA

– ORATORIO DEI BIANCHI

 

Chiesa di San Domenico

E’ l’ultimo giorno a Palermo e decido di prendermela con calma, Palermo è una di quelle città che ha bisogno di tempo per essere capita e compresa con le sue mille contraddizioni. Una colazione seduta al solito bar nei pressi del mio B&B e, poi, a piedi percorro Via Roma, una via che fino a cent’anni fa non esisteva. Fu costruita come asse viario per collegare velocemente la Stazione ferroviaria al porto e ai nuovi quartieri in espansione al nord della città. Per la sua realizzazione furono demoliti palazzi dall’alto valore storico e chiese. E’ una via dalle evidenti contraddizioni architettoniche enfatizzate dal palazzo razionalista e futurista delle Poste e dai grandi magazzini, in stile moderno, che oggi ospitano La Rinascente.

Palermo - 88

Palermo-via-Roma-Poste

Una passeggiata di una decina di minuti ed eccomi in una delle chiese più amate dai palermitani, la Chiesa di San Domenico, consacrata a “Pantheon degli uomini illustri di Sicilia”: nelle navate laterali vi sono numerose cappelle ricche non solo opere pittoriche e scultoree di grande valore artistico, ma, anche, di monumenti sepolcrali di personaggi illustri.

Qui si trova, anche, la tomba di Giovanni Falcone, simbolo della lotta alla mafia, ucciso nel 1992, i cui resti furono traslati all’interno della chiesa nel maggio 2015.

La chiesa, il cui interno è maestoso, con la sua facciata ornata di statue in stucco e fiancheggiata da due alti campanili, per la sua estensione complessiva, è l’edificio di culto più vasto di tutta la Sicilia.

Palermo-Chiesa-di-San-Domenico

E’ situata nell’omonima piazza al centro della quale spicca la colonna dedicata all’Immacolata.

Palermo-Chiesa-di-San-Domenico-2

Prima di addentrarmi tra i banchi del mercato della Vucciria, la cui entrata è proprio in piazza di San Domenico, una visita rapida alla Rinascente, salgo fino al 4 piano dove vi è un cocktail bar e caffetteria con uno splendido rooftop sulla piazza e sui tetti di Palermo.

La Rinascente

Dal rooftop della Rinascente è possibile ammirare, da un punto di vista privilegiato, piazza San Domenico, sorseggiando un ottimo caffè o un aperitivo: nelle giornate limpide è possibile riuscire a vedere perfino il mare.

Palermo-La-Rianscente

La Vucciria

Anticamente, la Vucciria era chiamata la “Bucceria grande” per distinguerla dagli altri mercati di Palermo di minore importanza.

Palermo-La-Vucciria-5

La parola “Bucceria” deriva dal francese “Boucherie”, che significa “macelleria”, poiché la Vucciria inizialmente era destinato alla vendita della carne.

A Palermo, tale termine divenne anche sinonimo di baccano, sicuramente per il forte vociare che si fa solitamente al mercato. La Vucciria, oggi, è un groviglio di profumi e sapori degni del migliore street food, un concentrato di autentico folklore siciliano, un mercato dove si vende di tutto: dalla carne, alle coppole siciliane passando per la frutta e la verdura. Le bancarelle di pesce sono un vero e proprio spettacolo.

Palermo-Vucciria-2

Palermo-Vucciria-4

Un luogo così suggestivo che spinse molti artisti, tra cui Renato Guttuso, a raffigurarlo nelle sue tele, una di queste è conservata nel Palazzo Chiaromonte-Steri, antica sede dell’inquisizione siciliana, oggi polo museale e sede del rettorato dell’Università di Palermo.

Palermo-Vucciria-6

La Vucciria è un museo a cielo aperto, dove bellezza e decadenza si intrecciano: muri abbandonati e facciate decadenti, accanto a una tavolozza di mille colori, che contribuiscono a renderlo uno dei luoghi più affascinanti di Palermo.

Palermo-La-Vucciria-5

L’intera area è un susseguirsi di locali e di cibo da strada, anche se sta perdendo la sua magia, quella più autentica, per sopravvivere, sta diventando sempre più metà turistica.

Palermo-Vucciria-5

Via Visita dei Poveri

Palermo stupisce per la sua toponomastica, soprattutto nel centro storico vi sono vie dal nome strano e incomprensibile. Decido di recarmi così in una piccola traversa di Via Vittorio Emanuele: via Visita dei Poveri, che deve il suo nome ad un’antica chiesa che era sede della congregazione di Nostra Signora di Visita Poveri che aveva il compito di distribuire l’elemosina ai poveri e di portare il pane ai carcerati.

La stradina, oggi, è super colorata, arricchita da cartelloni che pendono da fili attaccati ai balconi con su scritto versi di bellissime canzoni italiane e proverbi palermitani, il tutto decorato da luci e cuori. Il progetto nasce dall’idea di due ragazzi palermitani, proprietari di un locale in Via Visita dei Poveri, che volevano valorizzare questa via e trasmettere il messaggio che non bisogna mai smettere di sognare, di porsi obiettivi.

Palermo-Via-Visita-Poveri

Palermo-Via-Visita-Poveri-3

Palermo-Via-Visita-Poveri-4

Palermo-Via-Visita-Poveri-5

Chiesa dello Spasimo

Tappa successiva è il Complesso Monumentale di Santa Maria dello Spasimo, nota anche come “Lo Spasimo”, situato nella Kalsa, una chiesa sconsacrata, in origine dedicata alla Madre di Gesù che “spasima” per il dolore del figlio.

Palermo-lo-Spasimo

Palermo-Chiesa-dello-Spasimo-4

La bellezza architettonica di questo edificio è enfatizzata in particolare modo dalla mancanza della copertura sulla navata centrale. 

Palermo-Chiesa-dello-Spasimo-4

Il complesso attraversò una serie di vicende che stravolsero la configurazione interna originaria della struttura, dopo l’abbandono da parte dei monaci, l’edificio passò ad essere di proprietà del Senato della città divenendo un “ teatro pubblico”, tanto che vi si tennero numerose rappresentazioni, in seguito la struttura cadde nell’oblio, fino ai primi lavori di ristrutturazione, iniziati alla fine del 1980.

Palermo-Chiesa-dello-Spasimo-2

Lo Spasimo in origine ospitava opere d’arte di altissimo valore, tra cui il dipinto Andata al Calvario” conosciuto anche con “Lo Spasimo di Siciliarealizzato da Raffaello, il cui tema centrale è il dolore della Vergine che assiste alle sofferenze di Cristo sulla via del Calvario. Il dipinto fu trasferito prima a Parigi durante il periodo napoleonico, come bottino di guerra, dal 1857, è, invece, conservato al Museo del Prado a Madrid.
Attualmente Lo Spasimo, oramai sconsacrata, ha ripreso quel ruolo di “teatro pubblico” della città che aveva già svolto in passato, in quanto è sede di numerose manifestazioni e spettacoli pubblici. Il complesso è anche sede della fondazione “The Brass Group”, unico ente italiano di produzione di musica jazz e tra i più rari al mondo.

Murales della Kalsa

Camminare tra le strade della Kalsa, il quartiere arabo di Palermo, un tempo cittadella fortificata dove dimorava l’emiro e la sua corte, mi dà quasi l’impressione di trovarmi improvvisamente in un’altra città. Nonostante conservi ancora oggi quell’atmosfera arabeggiante, la Kalsa è soprattutto un quartiere popolare dove si respira, ad ogni angolo, la cultura popolare.

E’ anche il quartiere dove sono nati Falcone e Borsellino, simboli della lotta alla mafia, se passate per via Vetreria fermatevi presso la casa natale di Borsellino, quello che era la farmacia del padre, oggi diventata la Casa di Paolo, un centro gestito dai familiari di Borsellino e da volontari che, ogni giorno, con costanza e determinazione, cercano di dare ai ragazzi di Palermo gli strumenti per costruirsi un futuro migliore.

Palermo-Kalsa-Paolo-Borsellino

Camminare per la Kalsa significa camminare tra case popolari e vicoli dal fascino decadente, ma anche tra la bellezza di enormi murales. I murales sono frutto di un progetto d’arte, il Pangrel – Arte Meticcia che, negli ultimi anni, si è prefissato lo scopo non solo di riqualificare l’intera area, ma anche di promuovere un messaggio d’accoglienza. 

Attraverso quattro enormi murales, realizzati sulle facciate di tre edifici di edilizia popolare e su un muro perimetrale di un ex stalla si è voluto non solo rilanciare l’intero quartiere, ma anche testimoniare l’orgoglio e la fierezza di abitare nelle case popolari, immersi in un contesto che testimonia l’antica bellezza di Palermo.

Palermo-Kalsa-murales-2

Tra i murales quello che mi colpisce maggiormente è quello di una donna di colore che rappresenta una santa urbana, i suoi occhi sono davvero magnetici.

Palermo-Kalsa-Murales

Palermo è una città, nella quale potrete girare tranquillamente in autonomia, ma se preferite andare alla scoperta dei suoi luoghi più emblematici, in compagnia di una guida esperta della città, non perdetevi l’opportunità di partecipare un Free Tour di Palermo, qui il link per prenotare.

Free tour di Palermo

Oratorio dei Bianchi 

Ed è proprio quando meno te lo aspetti, accanto a case popolari e street art, ti ritrovi in un edificio del 1542, fondato dalla Compagnia dei cavalieri Bianchi uomini religiosi e laici che si dedicavano a salvare le anime dei condannati a morte. Conserva al suo interno l’unica porta araba del X secolo giunta fino ai nostri giorni.

Oratorio-dei-Bianchi-Palermo-Porta

Al piano inferiore, sono collocati alcuni meravigliosi stucchi del Serpotta, provenienti da chiese di Palermo non più esistenti, che ti permettono di ammirare da vicino la bellezza delle opere nei minimi dettagli.

Palermo-Oratorio-dei-Bianchi-3

Salendo al piano superiore, attraverso un regale scalone a doppia rampa, si giunge all’oratorio vero e proprio, dove vi sono i resti di quello che doveva essere uno dei pavimenti maiolicati del 1700.

Oratorio-dei-Bianchi-Palermo

Palermo-Oratorio-dei-bianchi-2 copia

E’ l’ultimo giorno in città, i chilometri macinati iniziano a farsi sentire e, così, decido di salutare la città con un aperitivo presso le esclusive terrazze panoramiche del rooftop della Rinascente. Mentre mi lascio cullare della brezza del mare, saluto una città che, nonostante le sue mille contraddizioni, ha saputo stupirmi.

Continuate a seguirmi nei miei viaggi anche su Facebook e su Instagram, vi aspetto!

4 commenti

  1. Palermo ha un fascino particolare. Io adoro i suoi vicoli, i profumi e i colori dei mercati, il cibo poi è straordinario!!!

  2. Che meraviglia, mi segno tutte queste chicche perchè dovrei, spero, andarci a novembre per la mezza maratona. Poi voglio dargli una seconda possibilità, perchè c’ero stata in passato e mi aveva un po’ delusa.

    • E’ una città con le sue contraddizioni e sicuramente ha bisogno di qualche giorno per essere apprezzata.

Rispondi