Cosa vedere a Bologna in 1 giorno: un itinerario a piedi

Bologna non è solo la città dei tortellini, della mortadella, dei portici e delle torri, ma è una città ricca di storia e fascino.

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Per conoscere Bologna ci vorrebbero più giorni, ma anche se si ha a disposizione un solo giorno è, comunque, possibile visitare gran parte del centro storico di Bologna e, seguendo questo itinerario, potrete vedere tutti i maggiori luoghi di interesse:

    • Via dell’Indipendenza: la via dello shopping 
    • Via Piella – Un salto a Venezia
    • Salaborsa – il Nettuno – Piazza del Nettuno
    • Piazza Maggiore
    • Basilica di San Petronio
    • Via D’Azeglio: la via di Lucio Dalla
    • L’Archiginnasio
    • Le torri di Bologna
    • Piazza Santo Stefano

VIA DELL’INDIPENDENZA: LA VIA DELLO SHOPPING

Se arrivate a Bologna in treno Via dell’Indipendenza è la strada che collega la Stazione al cuore della centro storico, Piazza Maggiore. Appena usciti dalla stazione girate a sinistra, vi ritroverete in piazza XX Settembre, proprio di fronte al Parco della Montagnola, il parco pubblico di Bologna di maggiore estensione (6 ettari).

Il parco della Montagnola fu il primo parco pubblico della città, ideato durante il periodo napoleonico, durante i tre giorni in cui Napoleone si fermò a Bologna, con l’intento di dare alla città un’impronta caratteristica dell’architettura francese. 

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Molto suggestivo l’ingresso al parco dal lato dalla Porta Galliera (una delle più elaborate porte dell’ultima cerchia di mura di Bologna, costruita nel 1661, isolata agli inizi del Novecento, a seguito della demolizione delle mura, e successivamente restaurata nel 1926) un’imponente e maestosa scalinata, detta “Il Pincio”, prese, infatti, il nome dal Pincio di Roma, per celebrare Roma che da pochi anni era diventata capitale d’Italia. Al centro della scalinata si trova una fontana che rappresenta una ninfa assalita da una piovra, conosciuta anche come “la moglie del Gigante”, cioè del Nettuno, lo stesso Carducci le dedicò un famoso sonetto.

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Porta Galliera
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Fontana della scalinata del Pincio 

Secondo la tradizione il parco è stato realizzato con le macerie della Rocca o Castello di Galliera, un’antica fortificazione costruita, da esponenti del governo papale, a ridosso delle mura storiche di Bologna, più volte distrutta e ricostruita. In realtà è più probabile che la sua origine sia dovuta all’accumulo di materiali provenienti dai cantieri cittadini. Di fianco alla scalinata del parco della Montagnola, sono ancora ben visibili, i ruderi del Castello di Galliera.

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Via Indipendenza, è la via dei bar turistici, dei negozi, la via dello shopping, qui si trovano anche il negozio delle Disney e della Lego.

Leggermente in salita è la via che collega direttamente la stazione a Piazza Maggiore. Per tutto il tragitto potrete camminare riparati dai portici che hanno reso Bologna unica e inconfondibile.

Una delle cose che noterete subito di Bologna, infatti, sono i suoi tantissimi portici, che sono diventati un simbolo della città e una parte dei quali è stato dichiarato patrimonio Unesco.

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I portici di Bologna

I suoi quaranta chilometri totali di portici, solo nel centro storico, che raggiungono i 62 km se si considerano che quelli fuori dal centro storico, sono valsi a Bologna il primato di città con più portici al mondo.

I portici di Bologna sono oggi un punto di interesse e contribuiscono a creare l’atmosfera che contraddistingue la città. Alcuni sono in legno, altri in pietra, altri perfino in cemento armato, i più belli sono sicuramente quelli in stile medioevale, sorretti da lunghissime le travi in legno e quelli in stile rinascimentale, sostenuti, ad esempio, da splendide colonne corinzie.

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Portici-Bologna-2

Portici-Bologna-2

A differenza di altre città i portici di Bologna non furono costruiti, per proteggersi dalle intemperie, bensì per aumentare gli spazi delle case, in seguito alla richiesta di un sempre maggiore numero di alloggi da parte degli studenti che arrivavano in città per frequentare l’Università.

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Continuando la passeggiata sotto i portici di Via dell’Indipendenza, provenendo sempre dalla stazione, la prima chiesa che si incontra è la Chiesa di San Benedetto originaria del XII secolo, una chiesa, che a differenza di altre, è aperta ad orario continuato: al cui interno si trovano molte opere di artisti del manierismo e del barocco bolognese.

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Nonostante l’imponente facciata della chiesa, camminando sotto i portici di Via dell’Indipendenza vi è il rischio di passarci accanto e non notarla nemmeno, in quanto la facciata è parte integrante delle costruzioni lungo la via.

Una curiosità: oggi la chiesa si affaccia su via Indipendenza, ma un tempo si affacciava su Via Galliera. Alla fine del 1800 l’orientamento della chiesa fu, infatti, ruotato di ben 180° gradi.

A circa metà di via dell’Indipendenza troverete la statua in bronzo di Garibaldi, la cui realizzazione fu proposta ad appena un mese dalla morte del Generale, nel luglio 1882, ma fu inaugurata solo molti anni dopo, nel 1900. Di per sé la statua a cavallo di Garibaldi, situata su un piedistallo, non colpisce in modo particolare, ma prendetela come punto di riferimento per raggiungere la piccola Venezia di Bologna. Al primo incrocio, infatti, girate in Via Righi, qui in una parallela di Via dell’Indipendenza si trova la finestrella di via Piella.

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VIA PIELLA: UN SALTO A BOLOGNA

La finestrella, situata sotto un portico, è davvero molto piccola, appena aperta vi farà fare, quasi come per magia, un salto sui canali veneziani.

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La finestrella si affaccia, infatti, sul Canale di Reno, scampato alle coperture attuate tra gli anni Trenta e Cinquanta del Novecento, questo tratto di canale fungeva da fossato difensivo della seconda cerchia muraria di Bologna, edificata nel XI secolo. In passato il canale era fornito di lavatoi privati a ponte levatoio, costituiti da levatoi di legno sospesi sul livello dell’acqua e di botti e di vasche in cui si calavano le lavandaie per lavare i panni senza bagnarsi.

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Visitare oggi Bologna sembra impossibile che la città fosse stata costruita su dei canali artificiali, realizzati in epoca medievale per trasportare, verso il porto, non solo merci e persone, ma anche per dare energia ai mulini necessari alle numerose aziende tessili che producevano filati.

Col passare degli anni molti di questi canali sono stati coperti e chiusi tra le case, ma in via Piella vi è ancora questa piccola finestrella quadrata.

Via Piella è uno scorcio suggestivo su quello che rimane dei canali bolognesi, conosciuto anche come la piccola Venezia di Bologna. Di solito il luogo è molto affollato, nell’attesa ammirate uno scorcio sul Canale delle Moline.

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Ritornando lungo Via dell’Indipendenza, continuo la passeggiata lungo i portici che sembrano estendersi a perdita d’occhio. Rimango affascinata dalla bellissima facciata barocca della Chiesa Metropolitana di San Pietro.

Cattedrale Metropolitana di San Pietro

E’ il principale luogo di culto di Bologna, conosciuta anche come il Duomo di Bologna, è situata nel cuore del centro storico della città.

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Le origini della cattedrale risalgono al X secolo, nel corso dei secoli, però, è stata oggetto di diversi cambiamenti. L’aspetto attuale risale alla ristrutturazione del 1605 che, ha portato alla perdita di ogni traccia dell’originario impianto romano-gotico. Degno di nota è il suo campanile, la seconda torre più alta della città (70 metri), al suo interno vi sono quattro campane e fra queste anche “la nonna”, la campana più antica, risalente al 1594.

Ogni volta che la nonna e le altre campane della Cattedrale suonano tutte insieme, il campanile oscilla con movimenti che variano tra 5- 20 cm, visibili anche a occhio nudo. Le campane vengono suonate alla bolognese, il modo di suonare le campane più complesso che si possa trovare al mondo. Per far suonare alla bolognese le quattro campane della Cattedrale di San Pietro (in modo cadenzato e con rotazione completa della campana) devono essere impegnati da un minimo di dodici a un massimo di ventitré campanari che devono lavorare tutti in perfetta sincronia.

E’ possibile visitare il campanile (a pagamento) ogni sabato dalle 14:00 alle 16:30 d’estate anche dalle 19:00 alle 23:00. Per prenotazione e conferma degli orari vi consiglio di chiamare il numero: 051/222112.

SALABORSA – IL NETTUNO – IL LAMPIONE DI PIAZZA DEL NETTUNO

Alla fine di Via Indipendenza vi ritroverete, a due passi da Piazza Maggiore, direttamente davanti alla Salaborsa, un centro culturale pubblico, a libero accesso, inaugurato nel 2001, che, nei quattro piani, ospita diverse collezioni tra cui una selezione di libri (oltre 250.000 libri), cd, dvd, giornali, ma anche riviste, mappe, per lo più a scaffale. Il centro viene spesso utilizzato anche come sede per mostre e incontri.

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Salaborsa, è stata realizzata all’interno di Palazzo d’Accursio, sede storica del Comune di Bologna, affacciato su Piazza Nettuno.

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Vi consiglio una visita (ad offerta libera) anche agli scavi situati al piano inferiore, gli stessi che potete intravedere appena entrati al piano terra grazie al pavimento in vetro.

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Una volta scesi al piano interrato potrete vedere non solo i resti romani della basilica civile di Bononia (II sec. a.C.), ma anche le fondamenta delle case medievali, tra cui la dimora di Francesco Accursio, figlio del celebre giurista bolognese, da cui prende il nome Palazzo d’Accursio e i resti cinquecenteschi dell’Orto Botanico o Orto dei Semplici realizzato dal naturalista Ulisse Aldrovandi, tra cui la grande vasca utilizzata per le piante acquatiche.

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Il Nettuno, detto “il Gigante”

Usciti da Piazza Salaborsa, vi troverete in Piazza del Nettuno proprio di fronte ad uno dei simboli di Bologna, la Fontana del Nettuno, un’opera maestosa, alta ben 3 metri, e proprio per le sue dimensioni, è soprannominata in bolognese al Żigànt (il Gigante). La statua fu costruita in marmo e bronzo come simbolo del potere papale: come Nettuno domina le acque, così il Papa domina il mondo.

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Si dice che il Giambologna, l’autore dell’opera, volesse dotare il Nettuno di dimensioni intime pari alla sua magnificenza divina, ma fu osteggiato dalla Chiesa. Ideò, così, uno stratagemma con un perfetto gioco di proporzioni: disegnò la statua di Nettuno in modo tale che il pollice della mano sinistra, se guardato da una particolare angolazione, sembrasse, proprio all’altezza del bassoventre, un fallo eretto.

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Una curiosità: secondo una tradizione gli studenti, prima di intraprendere un esame, devono girare due volte in senso antiorario attorno alla fontana del Nettuno per avere fortuna.

Il lampione di Piazza del Nettuno

Nella Piazza del Nettuno vi è anche il lampione più famoso di tutta Bologna, una meravigliosa opera in stile Liberty, che è stato in disuso per tanto tempo, restaurato e rimesso in funzione solo nel 2012.

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Da molti è conosciuto erroneamente come il “lampione dei neonati”, nel 2012 anno della fine dei lavori di restauro si pensò ad una nuova funzione del lampione, il Comune di Bologna lanciò l’idea di creare un collegamento con le maternità degli ospedali bolognesi, al fine di accendere il lampione ogni volta che nasceva un bambino. Il progetto, però, non fu mai realizzato, ma la notizia, si diffuse impropriamente e ancora, oggi, alimenta fantasie popolari.

Lasciando la statua del Nettuno alle proprie spalle ci si ritrova nel cuore di Bologna: Piazza Maggiore.

PIAZZA MAGGIORE

La piazza sin dal Medioevo era il luogo dove si svolgeva il mercato e si riuniva il popolo, qui si trovano i più importanti edifici della città:

  • Palazzo comunale o (d’Accursio)
  • Palazzo Re Enzo
  • Palazzo del Podestà
  • Palazzo dei Banchi

Palazzo Comunale (o d’Accursio), è un monumentale complesso architettonico di origine trecentesca, sede municipale sin dal medioevo, sul quale svetta la Torre dell’orologio, con l’enorme orologio meccanico, posto sulla facciata della Torre nel 1444.

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Sulla facciata del palazzo comunale si trova una statua in bronzo di papa Gregorio XIII, con l’entrata in città delle truppe francesi a Bologna (1796), nel timore che la statua venisse distrutta (l’ideologia rivoluzionaria francese era, infatti, avversa ai simboli del potere del Papa), i bolognesi camuffarono la statua in maniera tale che sembrasse quella di San Petronio, patrono della città. Sostituirono la tiara papale con la mitra vescovile, aggiunsero in mano un pastorale e una lapide con il nome di San Petronio.

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All’interno del palazzo, al secondo piano, sono ospitate anche le Collezioni comunali d’arte, opere acquisite dal Comune in epoca post-unitaria e nei primi decenni del ‘900, con un nucleo di opere che vanno dal Duecento al Novecento. Oltre a visitare il Municipio, vi consiglio di salire sulla Torre dell’Orologio e assaggiare le prelibatezze bolognesi al Mercato del Quadrilatero.

Biglietti per Palazzo d'Accursio con salita alla torre e aperitivo

Palazzo del Podestà risale al XIII secolo ed è sormontato dalla torre campanaria, ovvero la Torre dell’Arengo, alta 47 m. La campana della torre, un tempo, veniva suonata per chiamare a raccolta i cittadini in caso di occasioni particolari o importanti.

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Tra il Palazzo del Podestà e il Palazzo Re Enzo si trova, infatti, il Voltone del Podestà, sul quale svetta la torre campanaria. Il Voltone è una volta a crociera sostenuta agli angoli da quattro pilastri, sormontati da altrettante statue in terracotta che rappresentano i santi protettori della città San Petronio, San Procolo, San Domenico e San Francesco.

Il segreto del Voltone di Palazzo del Podestà: il Voltone del Podestà è conosciuto per la peculiarità della sua acustica: infatti, se due persone si posizionano agli angoli opposti del voltone e una delle due parla a bassa voce, rivolto verso il muro, chi sta nell’angolo opposto, può sentire chiaramente quanto sussurrato dall’altro.

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Palazzo Re Enzo, denominato anche “Palazzo Nuovo” per distinguerlo dal Palazzo del Podestà, venne costruito come ampliamento degli edifici comunali. Divenne residenza di Re Enzo di Sardegna, figlio di Federico II, da cui prende il nome, il quale vi trascorre ventitré anni, fino alla sua morte.

Palazzo dei Banchi, trae il suo nome dai banchi dove durante i secoli XV e XVI i cambisti, dietro richiesta dei mercanti, effettuavano il cambio delle monete a seconda del conio locale.
E’ situato alla destra della Basilica di San Petronio, esattamente dalla parte opposta della Piazza rispetto a Palazzo d’Accursio.

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Se, amate i cinema all’aperto, nel mese di luglio in Piazza Maggiore viene allestito un enorme maxischermo, con circa 3.000 posti a sedere, dove vengono proiettati gratuitamente numerosi film in occasione di due festival della Cineteca (“Il cinema ritrovato” e “Sotto le stelle del cinema”), che ogni anno richiama studiosi e appassionati da tutto il mondo.

Curiosità su Piazza Maggiore: gli italiani, non i bolognesi, spesso chiamano la piazza anche Piazza Grande perché Lucio Dalla la citò nella sua canzone. In verità, in tanti sostengono che non fosse questa la piazza a cui si ispirò il cantautore per la sua canzone, bensì la più piccola e vicinissima Piazza Cavour.

C’è, inoltre, una superstizione legata a piazza Maggiore: gli studenti universitari non devono attraversare in diagonale Piazza Maggiore fino al conseguimento della laurea.

BASILICA DI SAN PETRONIO

Su Piazza Maggiore si affaccia anche la Basilica di San Petronio, la chiesa più grande di Bologna, che domina letteralmente la piazza, e, nonostante sia incompiuta, è la quarta più grande d’Italia e una delle chiese più vaste d’Europa (la sesta), nonché la Chiesa Gotica in mattoni più grande del mondo.

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A differenza delle cattedrali del Nord Europa che presentano uno slancio verticale, la basilica di Bologna mostra ampiezza di respiro.

La particolarità di questa basilica è legata al fatto che si presenta con la facciata incompiuta. La volontà di costruire la Basilica di San Petronio non fu della Chiesa, ma della Borghesia bolognese, che allora era al governo della Città. Secondo il progetto originale la Basilica avrebbe dovuto superare in grandezza la Basilica di San Pietro a Roma, ma Papa Pio IV ne bloccò i lavori, per impedire che la chiesa più grande del mondo fosse opera di un governo cittadino.

In realtà non si conosce il vero motivo per cui la facciata della Basilica di San Petronio rimase incompiuta, forse il problema fu semplicemente la mancanza di fondi.

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Nella basilica dedicata a San Petronio, il santo patrono della città, fu incoronato, Carlo V nel 1530, come Imperatore del Sacro Romano Impero.

Al suo interno si trova, anche, il più antico degli organi italiani giunti fino a noi, ancora in uso, e una delle meridiane più grandi al mondo, con ben 66 metri di lunghezza.

L’ARCHIGINNASIO

L’Archiginnasio è uno dei più significativi e belli palazzi di Bologna.

Fu costruito fra il 1562 ed il 1563 per volere del cardinale Carlo Borromeo e del Vicedelegato Pier Donato Cesi, con lo scopo di dare alla città una sede universitaria, fino allora disperso in varie sedi cittadine.

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L’edificio cessò la sua funzione universitaria nel 1803, dal 1838 è sede della Biblioteca comunale. Gravemente danneggiato da un bombardamento nel 1944, fu successivamente ricostruito.

Il palazzo all’esterno presenta un lungo portico di 30 arcate e si sviluppa intorno ad un cortile centrale a doppio ordine di logge. 

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Due scaloni conducono al piano superiore dove si trovano 10 aule (oggi non visitabili poichè sono i depositi librari della Biblioteca) e due aule magne, poste alle estremità del fabbricato, una per gli Artisti (oggi Sala di lettura della Biblioteca) e una per i Legisti (conosciuta, anche, come Sala dello Stabat Mater, in memoria della prima esecuzione, dello Stabat Mater di Gioacchino Rossini, una sequenza liturgica in musica).

Le pareti delle sale, così come le volte degli scaloni e dei loggiati dell’Archiginnasio sono fittamente decorate da iscrizioni e monumenti celebrativi dei maestri dello Studio e da migliaia di stemmi e di nomi di studenti. Anche il cortile è adorno di stemmi e memorie scolpite o dipinte.

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VIA D’AZEGLIO: LA STRADA DI LUCIO DALLA 

Bologna è anche la città della musica, che, da sempre, ha un fortissimo legame con alcuni dei più famosi cantanti della musica italiana, tra questi sicuramente il più emblematico, è sicuramente Lucio Dalla, legatissimo alla sua città natale.

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L’amore di Lucio Dalla per Bologna traspare in ogni sua canzone e camminando per la città è facile riconoscere i luoghi citati dal cantante nei suoi testi. Soprattutto se passeggiate in Via D’Azeglio avvertirete forte la presenza di Lucio Dalla.

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Proprio in Via D’Azeglio, all’angolo di piazza dei Celestini, alzate gli occhi verso il terrazzino dell’edificio, che fa angolo ed ammirate, sulla facciata della casa, la sagoma di Lucio Dalla,  che suona il sax con attorno i gabbiani delle sue amate isole Tremiti, un’installazione artistica, realizzata a rete metallica. Grazie alla fondazione a lui dedicata è possibile anche visitare, con una guida, la casa e per scoprire aneddoti e curiosità sulla vita di Lucio Dalla. Per info e prenotazioni.

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Tappa successiva di un itinerario a piedi alla scoperta di Bologna sono le sue torri.

LE TORRI DI BOLOGNA

Torre degli Asinelli

Bologna è la città delle torri: nel Medioevo ne furono costruite oltre un centinaio come simbolo di ricchezza e potere delle famiglie, ma la maggior parte fu poi abbattuta nel corso dei secoli, oggi ne rimangono alcune decine.

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Le più conosciute sono sicuramente la torre degli Asinelli e la vicina torre Garisenda, simboli di Bologna che prendono il nome da antiche famiglie bolognesi. Entrambe si trovano in Piazza di Porta Ravegnana.

La torre degli Asinelli eretta, secondo la tradizione, fra il 1109 e il 1119 dal nobile Gherardo Asinelli, è alta 97,20 metri, pende verso ovest per 2,23 metri, con un’inclinazione di 1,3° rispetto all’asse verticale che la rende la torre pendente più alta d’Italia. La torre, un tempo, svolgeva un’importante funzione di segnalazione e difesa, la rocchetta merlata, situata alla base, un tempo accoglieva le guardie.

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E’ l’unica torre di Bologna aperta regolarmente al pubblico (pagando un biglietto d’ingresso), al suo interno vi è una suggestiva scala in legno composta da 498 gradini, dopo una salita un po’ faticosa potrete godere di una vista mozzafiato e ammirare tutta Bologna dall’alto, arrivando a vedere, nelle giornate più nitide, le cime appenniniche.

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Una leggenda narra che la Torre degli Asinelli fu costruita da un giovane, il cui padre trascorreva tutte le giornate a lavorare nei campi, aiutato dai suoi due asinelli.

Un giorno gli asinelli, come impazziti, iniziarono a scalciare e a scavare nella terra insistentemente: fino a quando dal terreno emerse un baule pieno di monete d’oro, d’argento e pietre preziose. Il contadino decise di chiamare questo tesoro “il tesoro degli asinelli”.

Non disse a nessuno del suo ritrovamento, nemmeno alla moglie, anche se, con il passare del tempo il tenore di vita della famiglia iniziò a migliorare, con discrezione, per non destare sospetti.
Intanto, il figlio del contadino crebbe e divenne un uomo di grande cultura e fascino, il padre, infatti, aveva investito molto nella sua educazione. Il giovane si innamorò, ricambiato, di una fanciulla appartenente a una delle famiglie più importanti di Bologna.

La differenza sociale era troppo grande per sperare che la famiglia della ragazza accettasse l’unione. Un giorno il giovane decise di affrontare la famiglia della fanciulla. Il padre della ragazza derise la richiesta del giovane e disse che avrebbe acconsentito al matrimonio, solo quando il giovane avrebbe costruito la torre più alta di Bologna. Il giovane disperato si confidò con il padre che decise di svelargli il suo segreto e gli consegnò il tesoro che aveva custodito, il giovane, così diede subito inizio ai lavori della torre, oggi conosciuta come la “Torre degli Asinelli”.

La Torre degli Asinelli fu, anche, teatro, alla fine del 1700, degli esperimenti di Giovanni Battista Guglielmini, sulla caduta libera dei corpi, la prima prova diretta della rotazione della Terra.

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Dalla torre furono fatte cadere delle palle di piombo del diametro di un pollice. Se la Terra fosse immobile, le sfere avrebbero dovuto toccare terra verticalmente secondo la direzione del filo a piombo, Guglielmini, invece, osservò che il punto di caduta delle palle di piombo era spostato in media di 16 millimetri verso Est rispetto alla verticale. Questo fatto poteva essere spiegato soltanto ammettendo che la Terra, girava intorno al sole, ovvero che la Terra ruotasse da Ovest verso Est.

Secondo la tradizione è sconsiglia la salita sulla Torre degli Asinelli agli studenti universitari, prima di laurearsi, perché questo potrebbe impedire il conseguimento della laurea o quanto meno produrrebbe un drastico allungamento dei tempi.

La torre Garisenda

La torre Garisenda, la più antica, costruita nel XII secolo, un tempo collegata da un ponte con la torre degli Asinelli, fu eretta per volere della famiglia ghibellina Garisendi. Non meno famosa della sua sorella, fu citata, proprio per la sua pendenza, anche, da Dante sia in un sonetto sia nella Divina Commedia.

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Costruita su un terreno più cedevole, rispetto alla torre degli Asinelli, in origine aveva un’altezza di circa 60 metri, poi, ridotta a 48 metri, in seguito ai cedimenti strutturali. Oggi, è, infatti, nota come “torre mozza”.
Colpisce per la sua pendenza, dovuta, proprio, al cedimento del terreno, è storta, con un angolo di 4°, di poco, vince la gara con torre di Pisa, la cui inclinazione misura 3,97° rispetto all’asse verticale.
Proprio per le sue precarie condizioni statiche, la Torre Garisenda non è visitabile.

Dalle torri di Bologna proseguite in direzione di Piazza della Mercanzia per raggiungere, poi, Piazza Santo Stefano. Piazza della Mercanzia, situata proprio a lato delle due torri, è uno spazio asimmetrico, molto trafficato su cui domina il Palazzo della Mercanzia, splendido esempio di edificio gotico.

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Una curiosità: il Palazzo custodisce le ricette originali di alcuni prodotti tipici della cucina bolognese, tra cui quella del ragù bolognese e del vero ripieno dei tortellini di Bologna.

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PIAZZA SANTO STEFANO

Conosciuta anche come “Piazza delle Sette Chiese” è comunemente considerata una piazza, anche se in realtà si tratta di uno slargo, che parte da via Santo Stefano e conduce all’omonimo complesso di chiese.

Il complesso di Santo Stefano è chiamato Sette Chiese perché è composto da sette edifici di epoche diverse: la Chiesa del Crocifisso, la Basilica del Sepolcro, la Chiesa di San Vitale e Sant’Agricola (i primi due martiri di Bologna), il Cortile di Pilato, la Chiesa del Martyrium, il Chiostro Medievale e il Museo di Santo Stefano.

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Il complesso rappresenta la sintesi della cultura bolognese, pronta ad adattarsi, assecondando il cambiamento, senza dimenticare le sue origini e la religione dei padri; vi sono, infatti, edifici risalenti ai Romani, ai primi Cristiani, ma anche ai Bizantini.

La piazza è circondata dai portici dei palazzi nobiliari che vi si affacciano, di origine gotica e rinascimentale, rimaneggiate nei secoli, da un lato casa Berti, Palazzo Isolani e Palazzo Bolognini Isolani, dall’altro il cinquecentesco Palazzo Bolognini Amorini Salina. 

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Sebbene Piazza Santo Stefano appaia più come un vasto sagrato, della piazza ha tutte le caratteristiche: è, ancora oggi, un punto di ritrovo per i bolognesi. La piazza è, spesso, utilizzata per manifestazioni musicali e spettacoli o per ospitare mercatini dell’antiquariato.

La piazza è stata il soggetto della canzone “Piazza Santo Stefano” del cantante bolognese Cesare Cremonini.

Prima di ritornare in stazione, una piccola deviazione, da Mò Mortadella Lab, un piccolo take away, non vi sono posti a sedere, situato in una traversa della centralissima Via dell’Indipendenza, la strada che collega la stazione ferroviaria con Piazza Maggiore.

Qui potrete gustare dei panini super golosi: nei quali la regina degli ingredienti è la mortadella, abbinata sia con latticini che con verdure, ma per chi lo volesse vi è anche la possibilità di farsi preparare un panino con altri salumi.
La mortadella è freschissima, tagliata al momento, abbondante, servita in un panino leggermente caldo, non appesantisce assolutamente.

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Non spaventatevi dalla lunga coda, che di solito si forma fuori il locale, il servizio è molto veloce e l’attesa vale la pena.
Il miglior modo per salutare Bologna mangiando un gustoso panino, tra i suoi vicoli e le sue stradine dove si respira storia.

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