Roma Insolita: 7 curiosità da vedere fuori dagli itinerari turistici


Roma è senza ombra di dubbio una città ricca di monumenti da vedere che ti lasciano senza fiato: il Colosseo e i Fori Imperiali, la Basilica di San Pietro e Castel SantAngelo, Piazza di Spagna, la Fontana di Trevi e Piazza Navona.

Una delle città più belle e sorprendenti del mondo, così grande da offrirti anche numerose esperienze al di là dei classici itinerari turistici.
Ecco 7 luoghi insoliti e alternativi, assolutamente da vedere e che vi faranno vivere Roma da una diversa prospettiva:

1. Galleria Sciarra

2. La Chiesa di Sant’Ignazio di Loloya o Chiesa del Gesù

3. La Fontana dei Libri

4. La Chiesa del Suffragio del Sacro Cuore o “Piccolo Duomo”

5. L’Arco dei Banchi

6. L’Arco degli Acetai

7. Il Passetto del Biscione

1. Galleria Sciarra

A due passi da via del Corso, nel rione Trevi, vi è un passaggio pedonale coperto in stile liberty che, ancora oggi, pochi conoscono: la Galleria Sciarra.

In realtà la Galleria è un cortile privato aperto al pubblico solo negli orari d’ufficio, che presenta due ingressi: uno in Via Marco Minghetti, l’altro in Piazza dell’Oratorio.
I lavori della Galleria iniziarono nel 1886, per volere del principe Maffeo Barberini-Colonna di Sciarra, con lo scopo di collegare i vari spazi della sua proprietà a quelli delle sue attività, tra cui la redazione del quotidiano La Tribuna ed il Teatro Quirino, il primo teatro di stampo popolare a Roma.

La galleria fu progettata dall’architetto Giulio De Angelis, particolarmente attratto dall’uso della ghisa nelle nuove costruzioni, il quale seguì anche i lavori di ristrutturazione dell’edificio

Il progetto comprendeva un cortile pedonale cruciforme, coperto da una volta in ferro e vetro, gli atri d’ingresso presentano delle colonne in ghisa dipinta che, nonostante il loro aspetto esile e leggero, avevano una funzione portante.

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Tutta la galleria, decorata in stile liberty, è caratterizzata non solo da affreschi, ma anche da elementi in ferro battuto e in terracotta, realizzati dal pittore Giuseppe Cellini, sotto la direzione del letterato Giulio Salvadori e seguono il progetto iconografico sul tema della “Glorificazione della Donna”.

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In particolare, nella parte alta della galleria sono raffigurate le virtù femminili, rappresentate come figure di eleganti signore, molte delle quali sono dei ritratti di alcune aristocratiche amiche del pittore.

Nella Galleria viene rappresentata l’esaltazione della donna come angelo del focolare, moglie e madre, un omaggio anche alla figura di Carolina Colonna Sciarra, madre del principe Maffeo, richiamata più volte nella galleria dall’uso ricorrente della sigla CCS, come acronimo, negli scudi decorativi presenti insieme allo stemma di famiglia.

Al primo piano all’interno di una cornice vi è, poi, riportato, in numeri latini, “MDCCCLXXXVIII”, l’anno di conclusione dei lavori della galleria ovvero il 1888.

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Nella parte inferiore della galleria sono, invece, ritratte scene di vita quotidiana femminile e borghese, in cui la giovane signora è impegnata durante attività quali ad esempio: La Cura del Giardino, Il Pranzo Domestico, L’Esercizio Musicale, Le Opere di Carità, La Toeletta e La Conversazione Galante.

Una curiosità, nell’ultima scena, quella della Conversazione Galante ad intrattenersi con la signora, una donna virtuosa ed angelica, è raffigurato Gabriele D’Annunzio, una cosa insolita per il poeta dal momento che l’ideale della donna da lui sempre rappresentato era quello di una donna moderna, simbolo di una bellezza fatale e seduttrice.

In quelli anni il principe Maffeo affidò la direzione della terza serie della Cronaca Bizantina di cui Palazzo Sciarra divenne il punto di ritrovo.

Nel suo insieme la Galleria Sciarra rappresenta bene il periodo di transizione e di profondo cambiamento e modernizzazione che la città di Roma stava vivendo alla fine del 1800, con l’annessione di Roma al Regno d’Italia e al trasferimento nel 1871 della capitale da Firenze a Roma.

La galleria mostra la sua doppia anima: una decisamente classica e nostalgica nelle sue forme architettoniche e nell’insieme decorativo, l’altra moderna con l’uso di grandi vetrate e di elementi in ferro.

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2. La Chiesa di Sant’Ignazio Loyola o Chiesa del Gesù

Poco d’istante dalla fontana di Trevi, vi è la Chiesa del Gesù, conosciuta anche come la Chiesa di Sant’Ignazio di Loloya perché qui è sepolto il religioso spagnolo, fondatore della Compagnia di Gesù, proclamato santo nel 1622 da papa Gregorio XV.

Una chiesa (ad ingresso gratuito) ad un primo sguardo dall’esterno non colpisce, ma appena si entra si rimane estasiati dalla bellezza che custodisce ed in particolare per le due illusioni di Andrea Pozzo: il soffitto affrescato che, grazie ad un gioco di prospettiva dà la sensazione di uno spazio infinito e della cupola che non esiste.

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Grazie all’effetto di sfondamento” o “quadratura” del soffitto, l’affresco sembra alto il doppio di quanto sia realmente ed offre agli occhi dello spettatore la simulazione prospettica di una seconda chiesa tridimensionale che “poggia” direttamente su quella reale.

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Andrea Pozzo, anche egli un gesuita, dipinse l’affresco, sul soffitto quasi piatto della grande volta della navata, in “trompe-l’oeil”, una tecnica pittorica, che attraverso degli espedienti induce nell’osservatore l’illusione di guardare oggetti tridimensionali, i realtà dipinti su una superficie bidimensionale.

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L’affresco “Gloria di S.Ignazio”, largo 36 metri per 16 metri, rappresenta l’ingresso al Paradiso di Sant’Ignazio e un’allegoria del lavoro missionario dei gesuiti. Ignazio viene accolto da Cristo e la Vergine Maria circondato dalle rappresentazioni allegorie dei quattro continenti e da altri santi gesuiti, è illuminato da un raggio di luce che si irradia dal costato del Cristo.

Ciascun continente è raffigurato da una donna seduta su un animale: l’Africa su un coccodrillo, l’America su un puma, l’Asia su un cammello e l’Europa su un cavallo, mentre con i piedi calpesta dei giganti incatenati, emblema dei vizi e delle eresie, grazie alla conversione dovuta ai missionari gesuiti.

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Per apprezzare al meglio le prospettive dell’affresco è necessario posizionarsi nel cerchio di marmo posizionato al centro della navata centrale, oppure attraverso il grande specchio inclinato che permette di ammirare da vicino e comodamente l’imponente affresco sul soffitto!!

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La Chiesa del Gesù è famosa anche per la sua finta Cupola l’opera più famosa di Pozzo, un dipinto prospettico, su tela, di 17 metri di diametro realizzato nel 1685 che, se guardato da un preciso punto, dà l’impressione di essere tridimensionale.

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La cupola non esiste, è un’illusione ottica: il soffitto è perfettamente piatto.

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Inizialmente, il progetto della chiesa prevedeva la realizzazione di una vera cupola che però non fu mai realizzata per mancanza di fondi.
Si dice che, in realtà, siano stati gli stessi abitanti del quartiere Campo Marzio a non volerne la costruzione. Essa, infatti, avrebbe oscurato il sole.

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Il frate pittore ideò, quindi, questo ingegnoso espediente per rievocare il soffitto a volta e per sopperire alla mancanza della reale cupola progettata e mai realizzata.

3. La Fontana dei libri

Nel quartiere Sant’Eustachio, precisamente in via degli Staderari, chiamata così in ricordo degli antichi fabbricanti di stadere e bilance un tempo esistenti in questa zona, vi è una fontana particolare: la Fontana dei Libri, che unisce arte, leggenda e cultura.

Realizzata da Pietro Lombardi nel 1927, il quale venne incaricato dall’amministrazione comunale di realizzare una serie di fontana moderne, aventi per soggetto alcuni rioni di Roma, ovvero la suddivisone utilizzata sin dal Medioevo per indicare le varie zone del centro storico della città. Dagli anni Venti del Novecento i rioni, sono in totale ventidue, ognuno identificato con un diverso nome e un numero romano.

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La Fontana dei Libri, costituita interamente in travertino, è situata dentro una nicchia incorniciata da un arco a tutto sesto con l’iscrizione S.P.Q.R. ornata da quattro libri antichi, due per ciascun lato, poggiati su mensole di marmo, la testa di un cervo al centro (simbolo del rione Sant’Eustachio) e cannelle a forma di segnalibro da cui fuoriesce l’acqua.

Tutti gli elementi presenti nella Fontana dei Libri hanno un significato ben preciso nella storia del rione.
I libri, rappresentano l’antica Università della Sapienza che, un tempo, si trovava proprio nel palazzo a cui, oggi, è addossata la fontanella.
Il cervo, invece, ricorda l’evento della conversione al cristianesimo di Eustachio, generale romano, a cui apparve, proprio, un cervo con una croce luminosa fra le corna, una cervo si trova anche sul timpano della Chiesa di Sant’Eustachio.

Una piccola curiosità al centro della fontana, in verticale vi è incisa l’indicazione del nome del rione e, in orizzontale, il relativo riferimento numerico ma, presenta, un errore, infatti corrisponde al Rione VIII mentre nella fontana è indicato come Rione IV.

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4. Chiesa del Sacro Cuore del Suffragio o Piccolo Duomo

Lo sapevate che è possibile vedere il Duomo di Milano in formato ridotto, proprio sulle sponde del Tevere?

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La piccola Chiesa del Sacro Cuore del Suffraggio, situata nei pressi del palazzo di Giustizia, nel quartiere Prati, realizzata in stile gotico, ricorda così tanto il duomo di Milano che è conosciuta anche con il nome di “Piccolo Duomo”.
La chiesa, pur essendo di recente costruzione, (è stata consacrata soltanto nel 1921) ha una linea architettonica armonica ed elegante, che rispecchia i canoni estetici del gotico d’oltralpe, con una facciata interamente in cemento armato e una tripla navata interna con archi a sesto acuto.

Uno dei pochi esempi di edificio religioso in stile gotico di Roma.

Nella sagrestia del Piccolo Duomo è conservato anche il Museo delle anime del Purgatorio, un’esposizione di documenti e testimonianze che proverebbero l’esistenza del purgatorio.

5. L’Arco dei Banchi a Santo Spirito

Uno dei luoghi più insoliti da visitare a Roma si trova a pochi passi da Castel Sant’Angelo e dal Lungotevere: la stradina che collega Via Paola a Via del Banco di Santo Spirito, sotto il quale si nasconde un inaspettato soffitto stellato.

 

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Il suo nome particolare deriva dai banchi dove negozianti, banchieri e mercanti esercitavano i loro affari, nel XV secolo, sfruttando la vicinanza della via a San Pietro.


Qui, in epoca rinascimentale, si svolgevano le attività finanziarie del banchiere più famoso di Roma, Agostino Chigi, il quale era solito allestire un banco sotto l’arcata e gestire le finanze della Capitale.

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L’Arco dei Banchi è famoso anche per un altro motivo. Entrando, in basso a sinistra, è incassata una lapide che ricorda il livello raggiunto dalla piena del Tevere nel 1277 , rappresenta, quindi, il più antico riferimento presente a Roma delle inondazioni tiberine.

6. L’Arco degli Acetari in Campo dei Fiori


Da Santo Spirito ci si può dirigere nei pressi di Campo dei Fiori per andare alla scoperta di un altro dei luoghi insoliti di Roma: l’Arco degli Acetari, che rende il nome da “Acquacetosari”, poi “Acetosari”, i venditori di Acqua Acetosa.

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L’acqua dal vago e piacevole sapore di aceto, che fino alla metà del 1900 era considerata tra le migliori acque libiche d’Italia. Gli Acetosari prelevavano l’acqua dalla Fontana dell’Acqua Acetosa, situata in zona pianeggiante che porta lo stesso nome, nel quartiere Parioli, la caricavano su un carretto o su un animale e la vendevano nel mercato di Campo dei Fiori a chi non si poteva recare direttamente alla fonte.

Per arrivare all’arco degli Acetari bisogna superare il n° 19 di Via del Pellegrino e entrare in una piccola piazzetta silenziosa e colorata delimitata dall’arco, non direttamente accessibile dalla strada.

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Un piccolo angolo di medioevo della Città Eterna, dove il tempo sembra essersi fermato.

Un cortile dall’ atmosfera incantata, con le scalette esterne tipiche delle abitazioni medievali, gli intonaci ocra e le piante rampicanti sulle pareti.

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7. Passetto del Biscione

Situato a pochi metri da Campo dei Fiori, vi è un passaggio, stupendamente affrescato, che collega via di Grottapinta con Piazza del Biscione: il Passetto del Biscione.

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Ingresso da Via di Grotta Pinta

Un passaggio con oltre 2000 secoli di storia, che, in età romana, collegava la cavea del Teatro di Pompeo e l’esterno; in età medievale, poi, sui resti del teatro vennero realizzate le chiese di Santa Barbara dei Librai e San Salvatore in Arco (oggi conosciuta con il nome di Santa Maria in Grottapinta).

Anche l’entrata del Passetto del Biscione, da Piazza del Biscione, è piuttosto anonima, si rischia di passarvi accanto senza quasi notarlo, ma una volta al suo interno, potrete ammirare le pareti e la meravigliosa volta affrescata.

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L’uso del nome Biscione che, già dal XV, indicava il passetto può essere ricondotto a due ipotesi: la prima lega il nome allo stemma della famiglia Orsini che presenta la figura di un’anguilla, presente con il suo Palazzo; la seconda, invece, ritiene che esistesse un’osteria gestita da proprietari milanesi che esponevano lo stemma con il serpente della famiglia Visconti, signori di Milano dal 1277.


Al Passetto del Biscione è, anche, legato il detto romano “Cercà Maria pe’ Roma” (Cercare Maria per Roma”). Questa espressione viene ancora oggi utilizzata quando la ricerca di qualcosa o di qualcuno risulta davvero complicata, per non dire impossibile. Le origini di questo modo di dire romanesco hanno un legame proprio con il passetto del Biscione ed in particolare all’affresco della Madonna che vi è al suo interno.

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Nella prima metà del XVII secolo il Passetto custodiva un prezioso dipinto, realizzato alla fine del 1500, raffigurante la Madonna della Divina Provvidenza trasferito all’interno di un’edicola, proprio all’interno del passetto, proveniente dall’attigua chiesa Chiesa della Santa Maria in Grottapinta.


Nel 1663 la tela fu trasferita nella chiesa di San Carlo ai Catinari, dove tuttora si trova, mentre sotto il Passetto venne collocata un’altra Madonna, forse la stessa Madonna del Latte che divenne oggetto di grande venerazione popolare nel XIX secolo. La Madonna del Latte fu, infatti, una delle Sacre Immagini che mossero gli occhi e piansero a causa dell’invasione francese dello Stato Pontificio.

L’espressione “Cercà Maria pe’ Roma” si riferirebbe proprio alla difficoltà di trovare a Roma questa icona di Maria, talmente nascosta all’interno del Passetto che trovarla risultava quasi impossibile.

Per tutto il XX secolo il Passetto era un angolo buio, sporco, oggetto di atti vandalici, fino a quando nel 2013 il Centro studi Cappella Orsini, ottenne dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio storico artistico ed etnoantropologico l’autorizzazione al restauro.

Dal 2016 è possibile ammirare gli intonaci e gli affreschi del Passetto in tutta la loro bellezza dei suoi intonaci, oltre alla nuova Madonna della Provvidenza, una copia dell’originale realizzata dall’artista Raffaella Curti.

Food tips

A due passi dalla Passetto del Biscione, in Piazza Pollarola, 29, vi è un piccolo street-food napoletano a conduzione familiare “Fiore”.

Un piccolo angolo di  Napoli, dove si respira tutto l’amore per il cibo da strada della tradizione partenopea.

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Parlando con i due fratelli, simpatici e gentilissimi, che gestiscono il locale, ho scoperto che questo street food a Roma, a due passi da Campo dei Fiori, non è altro che la nuova avventura della storica rosticceria “Fiorenzano” di Napoli.

Una vera e propria istituzione visto che la famiglia Fiorenzano è nel campo da più di un secolo, a testimonianza di ciò alle pareti vi sono diverse fotografie d’epoca.

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Da “Fiore” tutto è preparato al momento, una breve attesa per gustare dell’ottimo street food napoletano. Sono utilizzati solo ingredienti di prima qualità. Bella l’idea di servire lo street food in carta oleata, modello “Giornale” , così da ricordare il tradizionale cuoppo, il cartoccio a forma di cono riempito di fritto, che una volta era proprio in carta di giornale.

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Dai fritti, ai panuozzi, alle pizze fritte, senza dimenticare le fritattine di pasta, i crocchè e i supplì.

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Frittatina di pasta


Non mancano neppure i dolci, ho assaggiato un delizioso babà, uno dei dolci tipici napoletani, dall’impasto soffice e spumoso impregnato di liquore al rum che regala un’esplosione di sapore ad ogni morso!

Senza ombra di dubbio, il migliore mai assaggiato, servito ancora caldo, infatti viene passato nella bagna calda di rum, pochi minuti prima di esser servito.

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Sicuramente il miglior modo per concludere questa giornata alla scoperta di alcuni dei luoghi più insoliti di Roma.

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