Gradisca d’Isonzo: il borgo fortezza del Friuli Venezia Giulia

Qualche giorno fa mi sono ritrovata a rileggere, quasi per caso, le parole di Jose Saramago “Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono…Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva”  credo che mai come in questo periodo siano veritiere le sue parole. Considerato che tanti dei viaggi che avevo in programma sono stata costretta ad annullarli, ho deciso, di ritornare in un piccolo borgo a pochi chilometri da casa, Gradisca d’Isonzo e andare alla sua scoperta con occhi nuovi, per cogliere quei dettagli che mi erano sfuggiti. Gradisca d’Isonzo, il borgo fortezza del Friuli Venezia Giulia, situato a poca distanza da Gorizia e dalla Slovenia, è considerato uno dei borghi più belli d’Italia.

Con i suoi palazzi barocchi, i vecchi caffè in stile liberty e il centro storico fortificato, racchiuso da una cinta muraria e sei bastioni, in pietra, a protezione del Castello, Gradisca d’Isonzo conserva ancora tutto il fascino della sua storia centenaria. 

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Costruito nel 1400 dalla Repubblica di Venezia come ultimo baluardo a difesa dai continui attacchi da parte dei turchi, nel 1500, venne fortificata, la parte di Gradisca, che si affacciava sul fiume Isonzo e per far ciò fu chiamato niente meno che Leonardo Da Vinci.

Oggi Gradisca d’Isonzo appare come un borgo dove regna la pace e la bellezza, un elegante salotto, con palazzi dalle facciate severe, ammorbidite da linee barocche. Un vero e proprio museo a cielo aperto, immerso nel verde, dove è possibile ripercorrere la storia che ha segnato questo borgo: il quattrocento veneto, il seicento austriaco, l’ottocento asburgico e il novecento italiano.

A differenza di tanti altri borghi italiani, caratterizzati da un dedalo di stradine e viuzze strette, dove perdersi a caccia di botteghe artigianali e scorci da immortalare con la macchina fotografica, Gradisca d’Isonzo colpisce subito per le sue strade larghe che si incrociano ad angolo retto, formando un tessuto urbano regolare suddiviso in compatti isolati di case: in fondo Gradisca è nata come borgo fortezza era necessario che al suo interno i soldati si potessero spostare rapidamente per fronteggiare gli attacchi nemici.

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Il modo migliore per cogliere l’essenza di questo piccolo borgo è passeggiare, senza fretta, tra i suoi palazzi e monumenti più importanti, cercando di cogliere tutti i suoi piccoli dettagli e, poi, allontanarsi dal centro storico e percorrere, immersi nel verde, il cammino panoramico lungo l’argine del fiume Isonzo, quello che tocca i bastioni e il Castello.

1) In giro per il Borgo

Il punto ideale di partenza, per andare alla scoperta di Gradisca d’Isonzo è sicuramente Piazza dell’Unità d’Italia, una piazza costruita, a metà del 1800, a seguito dell’abbattimento di gran parte delle antiche mura della fortezza. Infatti, fino al 1855, Gradisca d’Isonzo era completamente murata, vi si poteva accedere solo attraverso due porte: una, situata a nord, Porta Vecchia, che, in seguito, venne demolita ed inglobata in uno dei torrioni (Torrione di San Giorgio) e successivamente sostituita dall’attuale Porta Nuova; l’altra, situata a sud, Porta d’Italia, che si trovava proprio all’ingresso di Piazza dell’Unità d’Italia, oggi non più visibile poichè demolita insieme a parte delle antiche mura.

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Nella piazza domina la facciata del Nuovo Teatro Comunale, un elegante edificio degli anni Trenta del secolo scorso, che andò a sostituire il vecchio teatro settecentesco, distrutto durante la Prima Guerra Mondiale, costruito durante uno dei periodi di massimo splendore del borgo, quando era governato dalla famiglia degli Eggenberg, un’importante famiglia dell’aristocrazia austriaca. Presso il Nuovo Teatro Comunale si esibirono nomi illustri dell’epoca, tra cui anche Eleonora Duse, musa ispiratrice di Gabriele D’Annunzio, considerata una delle più grandi attrici italiane del primo Novecento.

Davanti al Teatro spicca l’alta colonna sormontata dal Leone di San Marco, simbolo di Venezia, il Monumento della Redenzione di Gradisca, eretto alla fine degli anni venti del secolo scorso a ricordo della fondazione di Gradisca da parte della Repubblica di Venezia. Se di giorno la piazza appare piuttosto tranquilla, è alla sera che si anima, grazie ai i tre caffè  l’ “Emopoli”, il “Centrale” e “il Teatro” che si aprono sulla piazza, e acquista quel tocco di magia grazie alla fontana dalle linee moderne, posta al centro, illuminata da mille colori.

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Da Piazza dell’Unità si dipartono le quattro vie principali, disegnate sul modello di un accampamento militare, che costituivano il cuore dell’antica fortezza di Gradisca (via Ciotti, via Bergamas, via Dante e via della Campagnola), collegate tra loro da stretti passaggi, chiamati ancora oggi “calli” alla maniera veneziana. Imbocco via Ciotti, forse la più importante via di Gradisca, che termina con la Chiesa della Beata Vergine Addolorata una chiesa dalla facciata priva di decorazioni, che richiama alla mente la sobrietà delle chiese monastiche. Ai lati di Via Ciotti  si affacciano diversi palazzi nobiliari dalle facciate semplici, a tratti severe, ingentilite, a volte, solo da una loggia. In fondo Gradisca, era nata come un borgo fortezza a scopo prettamente difensivo e, quindi, anche i suoi palazzi dovevano essere sobri, per nulla sfarzosi, privi di ricchi elementi decorativi sulle facciate.

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Tra tutti i palazzi, spicca la facciata color ocra del Palazzo de Fin–Patuna, che deve il suo nome alle due delle famiglie nobili, de Fin e Patuna, che lo abitarono. Con il suo stile rococò si discosta dagli altri palazzi di Gradisca che presentano linee più tipicamente barocche. Il palazzo divenne famoso nel 1797, quando ospitò Napoleone Bonaparte in occasione della stipula del Trattato di Campoformio, con il quale venne ceduta Venezia all’Impero Austro Ungarico. Secondo una leggenda locale nel giardino del palazzo è coltivata una varietà di rosa, che sarebbe stata donata alla famiglia de Fin da Napoleone in persona quando nel 1797 dormì a palazzo.

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Proprio di fronte al Palazzo de Fin – Patuna, sorge, poi, uno degli edifici più antichi del borgo: Palazzo Strassoldo, costruito a partire dal 1500, per ospitare il capitano Riccardo di Strassoldo, comandante della fortezza di Gradisca durante il periodo delle Guerre Gradiscane. Il Palazzo nato dall’accorpamento di più edifici, dall’aspetto massiccio ma allo stesso sobrio in armonia con gli altri edifici di Gradisca.

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Proseguendo lungo via Ciotti, mi imbatto in quello che è, senza ombra di dubbio, il più grande palazzo del borgo Palazzo Torriani, basti pensare che occupa quasi un intero isolato, essendo il risultato dell’unione di tre precedenti case. Il palazzo dispone addirittura di un doppio ingresso su due diverse strade, uno da via Ciotti e l’altro sulla via parallela, via Bergamas, su cui si affaccia una corte centrale.

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La costruzione di Palazzo Torriani fu piuttosto lunga, si dovette, infatti, aspettare più di un secolo per vedere la sua ultimazione, i lavori iniziarono a partire dal 1600 e si conclusero solo nel Settecento inoltrato. Il palazzo che ricorda le ville venete, è di stampo prettamente palladiano, anche se appare come più un compromesso tra un edificio di città, piuttosto compatto, e una residenza di campagna, strutturata in ali e padiglioni.

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Oggi è sede del Municipio e della Galleria regionale d’arte contemporanea Luigi Spazzapan, fondata nel 1977, e dedicata a Luigi Spazzapan, artista gradiscano, considerato uno dei maggiori esponenti della pittura astratta del primo dopo guerra.

La Galleria Spazzapan, oltre a conservare le opere dell’artista, espone, anche, una raccolta di opere di artisti contemporanei del Friuli Venezia Giulia e spesso viene utilizzata per rassegne temporanee di arte contemporanea.

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Da Via Ciotti proseguo la mia passeggiata tra le ampie strade di Gradisca, pochi metri e la mia attenzione viene catturata da un edificio, che presenta un insolito sviluppo verticale, la Loggia dei Mercanti, qui a Gradisca, infatti, la maggior parte delle case si sviluppano orizzontalmente. Costruita per volontà del Capitano della Contea Francesco Ulderico della Torre, inizialmente come punto d’incontro per la nobiltà locale, divenne più tardi luogo di contrattazione dei mercanti, al cui interno vi era anche una pesa pubblica.

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Una delle particolarità della Loggia è che ospita sotto il portico il Lapidario Civico, una piccola raccolta di lapidi ed epigrafi rinvenuti a Gradisca e dintorni, che testimoniano la storia di Gradisca d’Isonzo, tra cui la sua fondazione (avvenuta nel 1479), oltre ai più importanti eventi e personaggi del borgo.

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Di fronte alla Loggia sorge uno dei primi palazzi costruiti dai veneziani la Casa dei Provveditori Veneti, residenza dei rappresentanti del governo veneto fino al 1511, anno in cui Gradisca passò dalla Repubblica di Venezia all’Impero asburgico. Per decenni ha ospitato, nei locali al pianterreno, un’enoteca La Serenissima  fondata nel 1965, seconda enoteca pubblica d’Italia per anzianità dopo quella di Siena, molto rinomata, in cui era possibile assaggiare gli eccellenti vini del territorio.

Poco distante il Duomo dei Santi Pietro e Paolo, risalente al Settecento, che nonostante le dimensioni ridotte, si impone col suo aspetto massiccio e la facciata realizzata con marmo del Carso, un bell’esempio di barocco locale. Attualmente in restauro e non è possibile accedervi al suo interno, è possibile ammirare solo il suo campanile, la massiccia torre quadrata che domina il cuore del centro storico di Gradisca.

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Merita, poi, una sosta nei pressi del Palazzo del Monte di Pietà, nato per contrastare il fenomeno dell’usura, svolgeva, tra la fine del 1600 e il 1700, la funzione di banco di prestiti ad un tasso basso. Fino agli anni settanta del secolo scorso fu sede del Municipio. Al centro della facciata, si può ammirare, all’interno di una nicchia, una pregevole scultura barocca, raffigurante la Pietà.

Ultima tappa del mio itinerario nel centro storico di Gradisca d’Isonzo è Via Molcenigo, qui si trova, infatti, una polveriera veneta risalente del 1400, una costruzione a forma cilindrica, l’unica presente in tutto il Friuli Venezia Giulia, dove venivano conservate le polveri e le munizioni necessarie a difesa della fortezza.

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2) Il Castello e i bastioni fortificati di Gradisca

Nonostante il suo centro storico che trasuda storia, Gradisca d’Isonzo è  famosa come borgo fortezza, con il suo Castello, protetto da spesse mura in pietra, camminamenti interni e torrioni circolari. Il Castello era in realtà composto da un imponente complesso di fortificazioni, realizzate dai veneziani nell’ultimo decennio del Quattrocento, il cui nucleo principale era rappresentato dal Palazzo del Capitano, accessibile unicamente da due porte, e circondato da un fossato alimentato dalle acque del fiume Isonzo. Per secoli il Castello di Gradisca d’Isonzo venne utilizzato, prima come presidio militare, poi, sede di un carcere duro, dove vennero rinchiusi anche molti dei patrioti italiani che congiuravano contro l’Impero Asburgico (in una torre quadrata del Castello vi erano le celle di rigore, con finestre piccolissime, doppie sbarre e prive di infissi, nelle quali i detenuti si potevano stendere solo di traverso) e, infine, venne adibito a struttura abitativa.

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Attualmente il Castello, dopo decenni di abbandono, è oggetto di un importante progetto di restauro con l’intento di rimette in sicurezza all’incirca il 50% della superficie totale e renderlo così finalmente visitabile.

Per percorrere il cammino panoramico lungo l’argine dell’ Isonzo, che tocca i Bastioni e il Castello, decido di ritornare in Piazza dell’Unità d’Italia, proprio di fronte al Parco della Spianata, il grande giardino urbano con alberi secolari, panchine e i tavolini di diversi bar, ed imbocco una piccola stradina perpendicolare alla piazza. Da qui, tra case dai colori pastello, ricoperte d’edera, inizio il cammino panoramico lungo il fiume: un luogo immerso nel verde, estremamente curato. Ed ecco due dei sei torrioni, eretti a protezione del castello: Torrione della Calcina e il Torrione della Marcella.

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Il camminamento lungo il fiume è un posto magnifico dove passeggiare in totale relax e fare un tuffo nella storia, i rumori della città sembrano solo un lontano ricordo, continuando la mia passeggiata, lungo le mura del Castello, passo nei pressi della Porta del Soccorso, costruita in epoca asburgica proprio davanti alla porta del Castello, alla fine di una breve discesa, come via di fuga, verso il fiume.

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A poca distanza sorgono il Torrione della Spiritata, situata vicino alla porta del castello, e il Torrione del Portello.

A questo punto, per raggiungere il tratto settentrionale della cinta muraria e gli ultimi due torrioni (Torrione di San Giorgio e Torrione della Campana) è necessario, però, tornare verso il centro storico e percorrere via Battisti, la lunga strada che corre proprio parallela all’antica cinta muraria, alla fine della quale si trova la Porta Nuova.

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Anche se ha perso la monumentalità delle origini, conserva ancora oggi tutto il suo fascino. Ancora oggi Porta Nuova, rappresenta ancora, l’unico punto d’accesso, per chi, vuole accedere al borgo di Gradisca d’Isonzo, da La Rotonda, il grande parco ricavato dallo spianamento dei bastioni.

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Oggi la Porta Nuova è incorporata in un edificio, la Caserma della Porta, al cui interno, è possibile vedere un altare della Madonna della Porta, scampato miracolosamente a una bomba.

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Una volta oltrepassata la Porta Nuova ci si ritrova in un grande parco,“La Rotonda”, chiamato così per la sua forma circolare tagliata da otto raggi. Da qui si possono vedere i due torrioni più possenti di Gradisca: a destra il Torrione di S.Giorgio, eretto a protezione della porta sul lato nord, mentre a sinistra, rivolto a Ovest, il Torrione della Campana, l’ultimo in ordine di costruzione eretto a difesa della cittadella fortificata.

Torrione di San Giorgio
Torrione della Campana

Nel percorrere il camminamento lungo le mura di Gradisca ci si imbatte, poi, in un singolare museo digitale: il Museo Digitale Diffuso di Leonardo da Vinci.
Il museo, allestito nel 2019, in occasione dei cinquecentesimo anniversario della morte di Leonardo da Vinci, è liberamente visitabile 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Per iniziare la visita è sufficiente installare l’app dedicata, sul proprio smartphone o tablet e seguire così l’tinerario virtuale alla scoperta dei progetti di Leonardo Da Vinci attraverso gli scorci più belli di Gradisca.

Un itinerario virtuale per riscoprire la presenza di Leonardo da Vinci sul territorio attraverso una collezione dei suoi progetti, fruibili in digitale a grandezza naturale, direttamente tra le vie del borgo di Gradisca d’Isonzo.

La mia giornata a Gradisca d’Isonzo, si conclude così alla scoperta dei più grandi progetti di Leonardo da Vinci. Ritornare a Gradisca, in questo borgo fortezza, è stato un po’ come rivedere un film, mi sono soffermata a cogliere i suoi particolari, andando alla scoperta degli angoli che lo rendono uno dei borghi più belli del Friuli Venezia Giulia.

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2 commenti

    • Grazie a te per il commento! Detto da un gradiscano, poi, vale doppio ! Un saluto.

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